Uoll. Come reinventare spazi e sogni.
Uoll. Esattamente come si pronuncia in inglese, ma scritto in italiano. Un muro, per dare contezza della cornice di riferimento e della contemporaneità della proposta. Uno spazio fuori dai luoghi comuni e dagli ambienti di attinenza, nella città d’arte per eccellenza: Firenze. Qui non sembrava semplice concepire un progetto architettonico in grado di reinventare ciò che era e trasformarlo in ciò che poteva essere.
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L’atmosfera è inconfondibilmente newyorkese: i mattoni lasciati a vista e verniciati di bianco, le travi nere che tagliano le altezze, il light design che gioca tra luci e ombre nei punti focali delle pareti esterne ed interne, a dare profondità o per creare intimità.
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Poi gli elementi di arredo: dalle poltrone Chester, rigorosamente in pelle bianca, alle lampade minimal, tutto riporta ad architetture di loft urbani e a open space della New York contemporanea e post industriale. E se potremmo aspettarci qualcosa di simile nel Quadrilatero della moda milanese o nell’eclettico quartiere di Soho, a New York appunto, molto meno scontato è questo progetto di recupero nella Firenze di Dante e del Rinascimento.
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Uoll, rerinventare spazi
Ma forse, per capirne la profondità e l’arditezza, occorre partire da ciò che è stato. Lontano dall’elegante e salottiera Piazza della Repubblica e ancor più dalle tendenze di Palazzo Pitti, la Stazione Rifredi è ormai un termine di scambio ferroviario di fondamentale importanza per l’Italia centrale. Qui ci si orienta con Piazzale Dalmazia o con i capannoni industriali che abitano la zona ferroviaria. Uoll è proprio a 50 metri da Rifredi. È circondato dalle volte anonime e scure di questi capannoni, semplicemente perché la moderna Cenerentola era essa stessa un capannone all’interno di quel distretto industriale.
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Anzi, ancor più: Uoll nasce come fabbrica, o meglio come officina di riparazione dei treni di Rifredi; dal fascio di rotaie che si dipanano da e per la stazione, se ne staccavano due, indipendenti, che puntavano dritti esattamente dentro la pancia di questa officina d’altri tempi. Lì, come in un’amorevole nursery, i vagoni malandati e con la tappezzeria “sbucciata” venivano riparati, rivestiti, tirati a lucido e poi lasciati andare per altre “scorrerie” tra ragazzi. Erano i primi anni del ‘900; erano i primi accenni di un’Italia che si inventava industriale per creare le eccellenze con cui sarebbe cresciuto il made in Italy nel mondo; una storia di futuro e di sogni, durati intatti fino agli anni Settanta del secolo scorso.
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Poi l’abbandono. Inesorabile, quella vecchia officina si avviò verso l’oblio cui è destinato chi ha dato tanto senza ricevere gratitudine alcuna. Almeno fino a quando la tendenza, prettamente americana, di rinnovare e ingentilire strutture di ex distretti industriali, non è arrivata in terra italica; prima al nord, nella metropolitana Milano e poi via via fino a…Uoll. Una Fenice che risorge dalle ceneri, cuore pulsante di un progetto di rinascita anche culturale, in un quartiere defilato rispetto alla movida fiorentina che conta.
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Uoll, nuova vita
Ma qui le mostre di pittura e i progetti di supporto ai giovani emergenti del mondo della moda e dell’arte, si alternano a sfilate di brand di tendenza, party internazionali, eventi aziendali o matrimoni. Questa è la nuova anima di Uoll: un’open space dalle attitudini infinite, che lascia ancora intravedere le sue origini, grazie alla sapienza con cui si sono mantenuti intatti gli elementi originari delle pareti o dei pavimenti.
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Un’atmosfera plasmabile nelle mani di chi sa vestirla di colori e nuances ogni volta diverse, da adattare come cornice romantica o contemporanea di matrimoni esclusivi. Gli spazi di questa Cenerentola odierna infatti, sanno come accogliere e come reinventarsi ad ogni occasione, per ogni nuovo sogno di vita. Lo hanno già fatto, una volta. Ma quella vale per tutte.
di Tamara Gori Mariage