Chi da bambina non ha sognato di celebrare il proprio matrimonio in un castello? Da piccola adoravo le favole. Ne leggevo una via l’altra, rubando i libri che trovavo in libreria o negli scatoloni dove finiva quello che “non serviva più”. Immaginavo mondi lontani, castelli da conquistare, fanciulle da liberare. Fra intrighi di corte e pozioni magiche, viaggiavo con la fantasia verso un lieto fine sospirato e doveroso, a ritemprare l’animo dopo tanti saliscendi emozionali.
Mi chiedevo se potessero esistere e dove, i castelli disegnati su quei libri e da grande la passione per certi luoghi è rimasta. Certo non perché continuo a sognare di fragili donzelle da salvare: fortunatamente le principesse di oggi hanno conquistato altra dignità ed i loro principi azzurri sempre più spesso arrivano a bordo di una bici eco styling (anche nel caso di celebrazioni di matrimonio in un castello 😉 ), piuttosto che su di un cavallo bianco, oggi di certo ingrigito dallo smog. Oggi la mia passione per i castelli nasce dall’ammirazione della grandezza, dall’amore per l’arte, per i dipinti che ammantano le pareti. Il Castello di Torre Alfina è uno di questi.
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Matrimonio in un castello: le quattro anime del Castello di Torre Alfina
Imponente, maestoso, si erge solennemente sulla collina ai cui piedi si è avviluppato il paese omonimo. Siamo in provincia di Viterbo, a Torre Alfina, appunto, frazione della cittadina di Acquapendente. Ma il suo territorio è, come si dice, triconfinale, crocevia di ieri e di oggi tra Lazio, Umbria e Toscana. Una vista da togliere il fiato dalle sue bifore, un panorama a perdita d’occhio che trova l’approdo più prossimo nel “Bosco di Biancaneve”; il suo nome è in realtà Bosco del Sasseto, ma il National Geographic ne ha associato le fattezze di questa secolare selva di latifoglie all’immaginario della nota favola dei fratelli Grimm.
Del Castello di Torre Alfina la storia narra vicende alterne che si intrecciano con quelle della famiglia Monaldeschi della Cervara già nella metà del 1500, anche se la sua costruzione probabilmente risale già all’VIII secolo. Nasce come fortezza: in quel periodo storico, vista la sua collocazione, difendersi era la priorità; per questo le prime testimonianze sull’esistenza del Castello di Torre Alfina sono attinenti alla fondazione della Torre detta “del Cassero”.
La prima rivisitazione architettonica il Castello di Torre Alfina la subisce proprio con Sforza Monaldeschi della Cervara, primogenito della nota famiglia nobiliare orvietana che nel 1584 affidò alle stesse maestranze che lavoravano al Duomo di Orvieto, l’impresa di trasformare l’antica struttura fortificata in signorile residenza di campagna. Il modello da seguire era quello rinascimentale: grandi facciate frontali, generalmente a due piani, con loggiati che guardano ad un grande cortile con parco antistante; due ali che si aprono lateralmente, ad abbracciare “l’intima” accoglienza della residenza, spesso utilizzate per ospitare stanze di servizio.
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Fino alla metà del 1600 la famiglia Monaldeschi della Cervara conserva la proprietà di questa residenza signorile e di rappresentanza. Da quel momento in poi, per via ereditaria il Castello di Torre Alfina si annovera tra gli annali dei Bourbon Del Monte. A dispetto del nome di assonanza francofona, i Bourbon Del Monte furono una delle casate toscane più importanti del Medioevo e tra le più importanti famiglie aristocratiche del principato mediceo. Interessante però è anche la discendenza del Novecento della famiglia: Bourbon Del Monte sarà infatti Virginia, moglie di Edoardo Agnelli e futura madre del più famoso Gianni.
Guido Bourbon Del Monte, nel 1880, decise di vendere la proprietà del Castello di Torre Alfina al noto banchiere belga Edoardo Cahen. In questo momento inizia un’ulteriore fase di restauro del Castello, influenzata, come d’altronde accade anche oggi, dalle tendenze dell’epoca, dedite al revival neogotico di gran moda nel periodo. Da questo momento il Castello di Torre Alfina perderà la sua essenza cinquecentesca, completamente rivestito di pietra grigia di Bagnoregio grazie al progetto dell’architetto senese Partini.
I grandi loggiati verranno chiusi, realizzando delle imponenti e lunghe gallerie completamente affrescate dall’artista romano Pietro Ridolfi al quale Teofilo Rodolfo Cahen, figlio di Edoardo, si rivolse per portare a termine i lavori di totale restauro iniziati dal padre. Una residenza completamente rinnovata, arricchita da marmi e da preziosi elementi d’arredo, in cui Rodolfo soggiornò fino alla promulgazione delle leggi razziali, quando abbandonò definitivamente l’Italia.
Oggi l’aria cinquecentesca del castello continua a respirarsi solo nell’impostazione del cortile centrale e nella grande Sala Luzzi, che ha conservato intatto il suo pavimento antico, il grande camino e il ciclo di affreschi che celebra la famiglia Monaldeschi.
Altre epoche e altre mani si sono succedute e sono raccontate dai tanti particolari che l’occhio rapisce qua e là: come i pannelli delle grandi porte, frutto dei più importanti ebanisti senesi del tempo come Tito Corsini, o come la cucina di fine Ottocento, perfettamente funzionante e messa all’opera durante matrimoni ed eventi celebrati all’interno del Castello. L’ultima essenza del Castello di Torre Alfina è infatti quella di prestigiosa location per eventi, curata in ogni particolare da Rossano Boscolo e dalla sua autorevole scuola Etoile Academy, ormai di rilevanza internazionale. Location capace di realizzare il desiderio di ogni fanciulla, celebrare il proprio matrimonio in un castello, a coronamento di una fiaba d’amore.
Questa è la sua quarta anima, una splendida location per celebrare il tuo matrimonio in un castello, a ricalcare le orme di feste e serate a tema che immaginiamo possano aver animato le sue stanze e i suoi saloni in tempi ormai lontani dai nostri. Ma oggi la professionalità, l’accuratezza dei dettagli, l’attenzione alle esigenze di chi affida al Castello di Torre Alfina il suo matrimonio, sanno garantire ancora la realizzazione di sogni d’altri tempi.
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