La scelta di utilizzare una pavimentazione in legno in outdoor consente di realizzare una soluzione non solo piacevole esteticamente ma allo stesso tempo pratica e funzionale.
Inoltre la possibilità di camminare a piedi scalzi sul legno è estremamente confortevole, grazie alla percezione della sua texture morbida e materica.
Outdoor, deck
Scegliere tra le numerose soluzioni proposte attualmente dal mercato può non essere semplice; per scegliere la soluzione ideale è bene valutare al momento della scelta non solo lo stile dell’ambiente che si vuole realizzare ma anche la manutenzione richiesta ed il costo del materiale, per non sforare con il budget ne accollarsi un eccessivo impegno per la manutenzione.
In sintesi le tipologie di pavimentazione in legno disponibili per l’outdoor sono tre e cioè legno naturale, legno sintetico e legno trattato.
1. Legno naturale
Il legno naturale è sicuramente la scelta esteticamente più elegante; realizzato in listoni massello, presenta la texture naturale elle venature del legno e viene scelto tra quelle essenze più durevoli e resistenti non solo all’usura del tempo ma anche agli agenti atmosferici. Fra i legni più utilizzati c’è il Teak, da sempre scelto anche per l’ambiente nautico, l’Ipè Tabacco o Lapacho, un’essenza di origine brasiliana ed il Noce.
2. Legno tecnologico o sintetico
Il legno definito tecnologico o sintetico è un legno composito, realizzato con una miscela di fibre di legno e polimeri di plastica PEHD; nell’ottica dell’eco-design, in questo caso il materiale che si utilizza è soprattutto legno di scarto, che a fine ciclo di vita può essere ulteriormente riciclato.
Questa soluzione presenta un’elevata resistenza non solo all’umidità ma ai raggi UV ed al conseguente scolorimento, ed è l’ideale per realizzare pavimentazioni a ridosso con l’acqua come deck di piscine, pontili o terrazze molto esposte.
3. Legno trattato
La pavimentazione in legno trattato è forse la meno conosciuta ed utilizzata in Italia.
Questo tipo di legno è di solito Pino, prima impregnato con boro e sali di cromo in autoclave per respingere la possibilità di attacchi biofagi, nonché di muffe e renderlo idrorepellente poi colorato con apposite vernici.
Ad un basso costo iniziale va contrapposta un bassa durevolezza e l’impossibilità di riciclarlo.
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