Carlo Scarpa “… Venezia è come una casa araba…Si passa per corridoi strettissimi, e poi c’è quel benessere di acqua e di spazi …”
La circolarità dei percorsi, lo svelarsi improvviso degli spazi, la presenza dell’acqua, l’importanza della luce e dei materiali divengono i temi fondamentali della sua architettura che appare come metafora e simbolo della città lagunare.
Risulta interessare, quindi, cercare di guardare Venezia con gli occhi di Scarpa per rintracciare le origini e le matrici della sua poetica architettonica.
La caratteristica prima di questa città, sta nel suo strutturarsi di due elementi fortissimi, l’uno creato dall’uomo, l’altro naturale: l’architettura e l’acqua.
Il tessuto urbano si compone di rii strettissimi, angusti, quasi claustrofobici, che sboccano nei campi, nella piazza, in spazi di ampio respiro.
La città, che può essere percorsa solo a piedi, impone il suo tempo all’uomo, lo costringe a fermarsi, ad alzare lo sguardo, a ripartire, permettendo così di recuperare un rapporto diretto tra l’essere umano e l’architettura.
Non esiste il grande o il piccolo in assoluto, ma solo la proporzione data dalla relazione tra noi e ciò con cui ci confrontiamo.
La laguna ed i canali sono percepiti, da un lato, come limite e recinto che arresta la possibilità di crescita ed espansione e, dall’altro, come percorsi di conoscenza e di scoperta dei luoghi.
L’acqua è uno dei temi cardine della poetica scarpiana. Essa assume, nelle opere del maestro, valenze plurime:
L’acqua è mezzo attraverso il quale la città entra dentro l’architettura, stringendo un legame profondo tra luogo e struttura, tra natura e artificio; è materia fra le materie usate, ma con un carattere particolarissimo poiché, non potendo essere plasmata ne modellata, è essa stessa che plasma e modella, recando in sé una prepotente forza creatrice.
La Luce è il secondo tema cardine di Scarpa. Essa accarezza i materiali, evidenziando le trame e le porosità che ci parlano così della loro consistenza ancor prima che la nostra mano sfiori la loro epidermide, ancor prima che il tatto intervenga.
La luce crea onestà perché non nasconde ne camuffa ed i materiali costruttivi quindi si svelano per la loro vera bellezza.
L’acqua, la luce, la perizia artigiana nel modellare i materiali, la magia della scoperta espressa dal passaggio tra buio e luce, tra chiuso e aperto, la pluralità dei percorsi, reali o visivi, offerti al visitatore, ed il dialogo tra opera e contesto, tra moderno e antico, creano un linguaggio attuale che non dimentica la tradizione, ma che non si cristallizza con essa.
Visitare Venezia e la sua laguna (patrimonio Unescu) può essere un’esperienza con molte sfaccettature ma di sicuro un’opportunità da non perdere almeno una volta nella vita.
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