L’angusta via Ghibellina a Firenze, tra Piazza del Duomo e Piazza della Signoria, sembra davvero troppo stretta per ospitare Palazzo Borghese; non tanto per le sue dimensioni o i suoi fasti architettonici, che richiamano tutto il rigore neoclassico del Rinascimento fiorentino, quanto per il peso della Storia che attraversa quelle mura e si declama nei suoi saloni.
Tutto inizia in pieno Quattrocento. Firenze respira l’aria vivace, intellettuale e rinascimentale che Lorenzo il Magnifico le regala per tutta la durata della sua vita, fino a quel 1492 che allargherà per sempre i confini del mondo. Tutta la città è teatro di affreschi, opere, ricerche, costruzioni e declami e la famiglia Salviati non ne resta esclusa: proprietaria di due immobili lungo quella via, intraprende dei lunghi lavori di ristrutturazione per accorparli e conferirgli la magnificenza che la loro posizione di Marchesi reclama. Sono lavori che si svilupperanno in due fasi: la prima si concluderà agli inizi del 1500 e conferirà tutta l’ intransigenza neoclassica alla struttura del Palazzo;
la seconda fase invece, avviata nel 1529 e affidata all’architetto Gherardo Silvani, si protrarrà fino al 1675, catapultando il destino di Palazzo Borghese dentro i fasti del Barocco fiorentino. Sarà durante l’Ottocento, attraverso il matrimonio tra Anna Salviati e il Principe romano Marcantonio IV Borghese, alla cui famiglia passeranno molte delle proprietà dei Salviati, che il Palazzo diverrà Borghese Aldobrandini.
La dualità di Palazzo Borghese è forse la sua caratteristica prima, quasi una doppia personalità in grado di raccontare l’evoluzione architetturale attraverso i secoli. E se l’esterno è quasi manieristico nella linearità della sua struttura, gli interni sono in grado di lasciare senza fiato per la magnificenza e l’opulenza che riescono a raccontare. Superato l’ingresso si apre l’imponente Scalone d’Onore che conduce al Piano Nobile.
E qui l’occhio non ha più tregua: i riflessi della Sala degli Specchi sembrano riprodurre in miniatura l’omonimo salone nella Reggia di Versailles, forse una rievocazione delle origini francesi che Paolina Bonaparte ha voluto donare a quel palazzo che la ospitò così a lungo.
Specchi alle pareti, oro ovunque e affreschi imponenti, che obbligano a carpire quanto più si può con lo sguardo all’insù. E sarà così per tutto il percorso che si snoderà attraverso i salotti i cui nomi sono legati al colore dei drappeggi originali che rivestono le pareti.
Ma il cuore del Palazzo, quello che non lasciava dubbi sulla grandezza della famiglia Salviati prima e dei Borghese poi, era ed è sicuramente la Galleria Monumentale o Salone delle Feste: un gioiello architettonico e artistico che lascia estasiati; duecento metri quadrati di affreschi, stucchi, bassorilievi, nicchie, statue, colonne e tendaggi.
Un’esplosione di fasto, di magnificenza, che ha reso Palazzo Borghese uno dei luoghi di rappresentanza del capoluogo toscano.Ed oggi, attraverso ricevimenti, matrimoni, presentazioni di famosi brand del Made in Italy, gala di beneficenza di prestigiosi Circoli privati, Palazzo Borghese ha rievocato tutta la sua destinazione nobiliare.
Fonte: http://www.tamaragorimariage.com
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