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Apparecchiare la tavola … a Natale e non solo

Arriva il Natale, delizia per molti, preoccupazione per alcune. Sì, perché con il Natale arrivano i parenti, gli amici, i piatti da preparare, ma soprattutto…la tavola da apparecchiare!

Sorvolando in fretta il ruolo della tavola nella storia che meriterebbe un simpatico capitolo a sé, possiamo iniziare a dire che le regole generali che condizionano l’allestimento di una tavola sono dettate dal galateo, in parte rivisitato, che ne analizza tutti gli aspetti.

Iniziamo dalla tovaglia. E’ probabilmente la regina di una mise-en-place quindi va scelta con attenzione, partendo dal presupposto che il classico non tramonta mai; quindi via libera al lino o ad un buon cotone, ai colori neutri e ai decori tono su tono. La condizione necessaria però, oltre alla pulizia della tovaglia, è l’assenza di quelle antiestetiche linee di piegatura che fanno tanto “ho preso la tovaglia dal cassetto”! Quindi mi raccomando, una passata veloce sotto il ferro da stiro e passa la paura.


Passiamo alle posate: a destra del commensale vanno posti il coltello (lama rivolta verso il piatto!) e il cucchiaio, sulla parte più esterna e solo se necessario al menu. A sinistra del piatto vanno poste le forchette nel numero necessario alle portate previste e con i rebbi verso l’alto (a meno che non siate una famiglia nobile, con tanto di stemma araldico sul retro della forchetta, per cui è prevista una mise-en-place alla francese -Caterina de’ Medici docet!-). La regola d’uso delle posate prevede di partire da quelle più esterne. Il cucchiaio e la forchetta da dolce vanno posti nella parte superiore del piatto, la forchetta verso destra, il cucchiaio verso sinistra. Il tovagliolo può essere posizionato sulla estrema sinistra del piatto oppure sul piatto stesso, magari raccolto con un portatovagliolo che segni lo stile della tavola.

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Bicchieri. A loro è riservato l’angolo superiore a destra del piatto, seguendo questo ordine: prima il calice da vino bianco, poi quello da vino rosso, naturalmente se è previsto il servizio di entrambi i vini, infine il bicchiere per l’acqua. Se vogliamo aprire con uno metodo classico da entrée, a lui sarà riservato il flute, da posizionare come il vertice di un triangolo dietro gli altri bicchieri.


Apriamo il capitolo centrotavola, dicendo che rende sicuramente la tavola accogliente, bella da vedere, ma spesso difficile da vivere. Quindi partiamo da una regola base: prevedetelo solo se la tavola è abbastanza grande da non creare disagio ai commensali e al cibo; se si sviluppa in lunghezza sulla tavola, preoccupatevi che non abbia un’ altezza superiore ai 35 centimetri; se vi siete lasciate ispirare da una decorazione sviluppata in altezza, fate in modo che si apre sopra i 65 centimetri, così che i vostri ospiti non dovranno fare capolino tra un fiore e una candela per poter parlare. Se queste condizioni non possono essere rispettate, allora declinate verso qualche piccolo oggetto o delle candele basse non profumate, tanto per decorare senza. 

Infine, come porre le posate durante e dopo il pasto? Croce e delizia dei più, a seconda di come posizioniamo le posate sul piatto comunichiamo qualcosa. Se si sta facendo solo una pausa e si vuole continuare a mangiare, le posate sono poste per così dire, alle “quattro e quaranta”, mentre se abbiamo terminato di mangiare, forchetta e coltello saranno posizionati come se fossero le sei e mezza. Il piatto è stato davvero eccellente? Allora forchetta e coltello saranno poste orizzontalmente al centro del piatto, mentre il fatidico bis si chiede con le posate a croce, coltello sotto forchetta sopra. Vi siete sforzati ma la portata proprio non vi è andata né su, né giù? Elegantemente porrete le posate sul piatto, con il coltello incastrato nei rebbi della forchetta … Tutto questo, sperando che chi serve a tavola conosca il linguaggio delle posate!

E ora…buona tavola a tutti!

Fonte: http://www.tamaragorimariage.com

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Mondo Abitare collabora con Tamara Gori Mariage

Il Light Design per "vestire" ambienti e atmosfere

La luce ha la naturale capacità di catturare come un magnete le nostre emozioni. La luce riesce a scaldare l’anima, a coccolare l’immaginazione; è capace di esaltare la bellezza o di celare l’inguardabile. Realizzare tutto questo attraverso l’uso sapiente della luce e dei suoi mille riflessi iridescenti, è una vera e propria arte e si chiama Light Design. Di certo non si improvvisa, ma si acquisisce con una buona preparazione, accompagnata da una dose di buon gusto. Proviamo qui a dare delle dritte di massima che possano aiutarci a capire come un ambiente, una tavola o un’atmosfera cambino a seconda dell’uso che si fa delle luci. Innanzitutto parlando di allestimenti interni, occorre distinguere tra ambienti classici e formali e quelli più semplici e informali. Nel primo caso ci si trova di fronte a luoghi generalmente imponenti, ricchi di storia e di arte; va da sé che anche gli allestimenti si adegueranno, attraverso l’uso di lampadari barocchi ad esempio, che avranno il ruolo non solo di esaltare la magnificenza degli elementi, ma anche di ridimensionare altezze imponenti, riequilibrando gli ambienti.
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Stessa attenzione vale per l’allestimento della tavola, che vedrà un runner dove i candelabri classici saranno protagonisti; in questo caso le candele saranno esclusivamente quelle classiche, lunghe e affusolate, assolutamente di cera naturale e necessariamente accese, anche di giorno.
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Altro discorso per un ambiente informale o dove si vuole ricreare un’atmosfera più natural; in questi casi la fantasia può farsi strada in maniera più audace, giocando con gli elementi che ospiteranno le candele sulla tavola allestitaimage-5
o con le altezze diverse degli stessi, per regalare slancio ad una tavola elegante.
Ma ancora, si può puntare agli ambienti peculiari in cui si decide di festeggiare il matrimonio, seguendone la caratterizzazione, in una cantina storica, ad esempio, in cui il richiamo al senso di naturalità è d’obbligo,image-6
oppure in spazi contemporanei o post industriali, dove sarà richiesto di necessità un mood urbano e assolutamente minimalista.
image-7La dissertazione si amplia, quando si parla di esterni. In questo caso le luci sono davvero in grado di vestire un luogo di vesti diverse anche a seconda della stagione. Con la giusta illuminazione infatti si ricrea il gelido di un’atmosfera invernale
imageo la freschezza di una serata estiva,o ancora il sogno di mille lucciole nel cielo stellato.
Con le luci si accompagnano gli ospiti verso un viale delineato, si ricrea il sapore di una serata campestre,
si vive il sogno di una notte di mezza estate di shakespeariana memoria.
La luce è da sempre protagonista nella vita dell’uomo; ad essa è legata la convivialità e il sentirsi a casa e il suo uso magistrale può rendere indimenticabile il ricordo di un evento.

di Tamara Gori

In vendita l’affascinante villa di Cary Grant sulle assolate spiagge della California

Arriva sul mercato per 12 milioni di dollari, non una semplice casa ma la villa di Cary Grant a Santa Monica.

La villa sulla spiaggia di Cary Grant

Sulla spiaggia di una delle zone più famose della costa californiana, Santa Monica, si trova una casa ricca di storia, di ricordi ma soprattutto di stelle. Prima di diventare la casa di Cary Grand, uno dei più grandi attori della storia del cinema, ospitò star del calibro di Randolph Scott, Barbara Hutton, Irving Berlin, Howard Hughes, Sharon Tate, e anche della bellissima Grace Kelly. Stiamo quindi parlando di una casa che ha accolto gli anni d’oro del cinema raccogliendo e incorporando al suo stile l’atmosfera sfavillante e glamour degli anni ‘50-‘60. Ora, dopo 40 anni, la meravigliosa villa è in vendita per un valore di 12 milioni di dollari.

villa di Cary Grant
Villa di Cary Grant (townandcountrymag.com)

Negli anni ’30 la proprietà passò a Cary Grant, che rilevò la casa in comproprietà con Iil suo amico nonché star del cinema Randolph Scott. Grant anche dopo il matrimonio con l’ereditiera Barbara Hutton, decise di rimanere a vivere lì.

Nel periodo tra gli anni ‘40 e ‘70 la casa fu abitata da un altro attore britannico, Brian Aherne. In seguito, nel 1979 venne acquistata dai coniugi Diener. Fu così che dopo decenni di celebrità che si avvicendarono tra le stanze della ville, che per la prima volta, la proprietà passò nelle mani di persone comuni. I quali però vollero preservare il fascino unico intrinseco della casa limitando il più possibile gli interventi di ristrutturazione.

casa di cary grant
(townandcountrymag.com) (Adam Latham)

La casa si posizione su un’area di oltre mille metri quadrati ed è distribuita su due livelli. L’esterno conserva i toni romantici francesi, un cancello e poi un ampio cortile con fontana danno il benvenuto. Entrati nella magnifica villa si trova spicca una grande scala circolare che unisce il soggiorno, alla sala da pranzo e alla spaziosa veranda affacciata sul giardino posteriore. Del piano terra fanno parte anche un bagno di servizio, cantina, dispensa e cucina abitabile.

Al livello superiore sono collocate sei camere da letto. Ma la vera chicca è la stanza padronale con vista sull’oceano, corredata da ufficio, salotto, spogliatoio e ben due bagni.
A fare da contorno a tutto questo troviamo il giardino che comprende piscina e campi da paddle tennis e pickle ball. Una casa da sogno con tutti i comfort e i lussi di una vera stella di Hollywood.