Tavoli e scrivanie di design trasformano un ambiente. Un tavolo moderno, una scrivania di design, da soli “arredano” una stanza.
Tavolo modello “Pilo”, info e prezzi: info@cudriec.com
L’uomo per natura è un essere sociale ed esistono vari modi o momenti in cui afferma questo “bisogno”. Uno di questi, forse il più piacevole, si riscontra nel momento di mangiare, seduti intorno ad un tavolo, magari davanti ad un piatto prelibato ed un buon bicchiere di vino. Un po’ meno piacevole, ma altrettanto indispensabile, il momento del lavoro. In questo caso però, più che di tavolo parliamo di scrivania!
Tavolo modello “Merlot nero” – per info e prezzi: info@cudriec.com
Tavoli e scrivanie di design per case ed uffici da sogno!
E’ dunque innegabile che una buona parte del nostro tempo la passiamo seduti, che sia un tavolo od una scrivania, il nostro “compagno” è un elemento che merita un post dedicato. Ergonomia, misure, tipologia dei materiali, tante sono le caratteristiche e le componenti che potremmo approfondire. Ma qui ci soffermeremo su una peculiarità che spesso fa la differenza nella scelta: il design!
Tavolino BULLET, di Studio Ferrante Design (info e prezzi: info@cudriec.com)
Le proposte per tavoli e scrivanie di design sono svariate e comprendono elementi che possono arredare sia la propria abitazione che locali d’ufficio. L’immaginario collettivo di coloro che si addentrano in questo tipo di acquisto, alla ricerca del design, viene sicuramente influenzato dai grandi loft o dagli uffici da sogno che si è soliti vedere nei film americani, dove gli spazi sono letteralmente “occupati” da soluzioni innovative, nelle forme e colori, con scrivanie e piani lavoro davvero all’avanguardia.
Scrivania modello “Flex” – per info e prezzi: info@cudriec.com
Il modello più classico e tradizionale prevede una scrivania con una base retta da quattro gambe, insomma un design molto minimale adatto per coloro che cercano ampio spazio sul piano di lavoro in modo semplice. Una variante totalmente opposta è invece il modello di scrivania super attrezzato, un tipo di tavolo che torna molto utile in ambienti in cui si vuole recuperare lo spazio a disposizione e che prevede una base da studio sulla quale sono posti scaffali, cassetti, mensole idonee a tenere ben ordinati libri, documenti, attrezzatura tecnologica, faldoni e prevedono anche basi d’appoggio per stampanti e scanner. Una delle ultime tendenze, tenendo conto dell’esigenza di un ufficio impostato molto sul lavoro di gruppo (co-working) e che quindi necessita di una comunicazione istantanea ed armonica tra i colleghi, è quella di avere delle postazioni condivise e ti tipo open.
Tavolo per co-working modello “Ta3le” – per info e prezzi: info@cudriec.comTavolo per co-working modello “Ta3le” – per info e prezzi: info@cudriec.com
Per quanto riguarda il design i modelli proposti per tavoli e scrivanie puntano ad un tratto lineare e semplice, che punta a dare comunque eleganza alla stanza, alternando motivi classici a forme più moderne e contemporanee. Anche per quanto riguarda i colori si cerca di seguire la linea dell’eleganza e della spazialità prediligendo quelli che danno maggiore luminosità allo spazio, per rendere più arioso e piacevole l’ambiente di lavoro: largo campo a colori chiari dai toni del bianco, grigio, beige, avorio. Attenzione massima è posta anche alla luce, con una precisa scelta di colori, che solo i moderni led possono garantire.
Info Table, versione moderna del “tavolo riunioni”, di Think Future Design – info e prezzi: info@cudriec.com
Se proprio si deve osare sul colore si tende al nero che è uno dei colori che conferisce uno stile standard. I materiali utilizzati sono solitamente molto pratici da pulire. Per conferire un tocco di professionalità allo spazio di studio e lavoro, una delle ultime tendenze è quella di inserire inserti in vetro.
Info Table, versione moderna del “tavolo riunioni”, di Think Future Design – info e prezzi: info@cudriec.com
Tutte le soluzioni ormai tengono conto della salute dell’utilizzatore, puntando sull’ergonomia. Stare molto tempo, a volte per tutta la giornata, seduti alla propria postazione di lavoro, può diventare molto faticoso e comportare seri problemi al proprio fisico, ecco quindi soluzioni per tavoli e scrivanie che si adattano alla propria statura, nel senso che sono costituite da gambe regolabili in altezza che si posizionano in base alla propria seduta, con un meccanismo molto semplice che consiste nel muovere una levetta collocata sotto al piano.
Scrivania SONAR by Studio Ferrante Design – info e prezzi: info@cudriec.com
Come si può notare le proposte sono talmente varie, che c’è solo l’imbarazzo della scelta!
Siamo ormai in pieno inverno ed il freddo avvolge le nostre case. Una soluzione pratica ed accessibile per combattere le basse temperature è rappresentata dal bio camino: si tratta di un oggetto molto simile ai camini tradizionali, ma decisamente più ecologico e funzionale. Il bio camino, infatti, non brucia la legna ma il bioetanolo: un combustibile naturale che non produce fumo tossico e residui pericolosi.
Caminetto a bioetanolo a parete (photo credits: caminisulweb)
Bio camino: 5 caratteristiche principali
Ma i bio camini posseggono tante altre qualità che li rendono una buona scelta per riscaldare gli ambienti della vostra abitazione. Vediamo le 5 principali caratteristiche dei bio camini(ad link):
Calore avvolgente
I bio camini sono belli e particolarmente adatti per decorare la vostra casa, ma ciò non deve trarre in inganno: questa tipologia di camini, infatti, viene utilizzata soprattutto per riscaldare gli ambienti, garantendo risultati paragonabili ai camini classici. Il bio camino è in grado di diffondere calore sufficiente per riscaldare stanze grandi fino a 50 metri quadri, ed è progettato per ridurre al minimo qualsiasi dispersione di calore: nelle stufe normali, infatti, quasi il 50% del calore si disperde attraverso la canna fumaria, diffondendosi all’esterno dell’abitazione. Inoltre, le caratteristiche del bio camino consentono di avvertire il cambio di temperatura già dopo 10 minuti.
Caminetto Da Parete A Bioetanolo MIKA, by Tomasucci
Comodità di utilizzo del bio camino
I bio camini sono molto simili ai camini tradizionali, ma decisamente più comodi da installare e da trasportare. Utilizzare un normale un camino significa ottenere il permesso per l’installazione, accumulare legna in magazzino e pulire spesso la cenere residua: tutti problemi che un bio camino non presenta. La sua installazione richiede al massimo 30 minuti e, soprattutto, non necessita di alcun permesso. Inoltre, non bruciando legna, il bio camino non disperde cenere e dunque non obbliga a numerose pulizie straordinarie della propria abitazione. Basterà pulirne le incrostazioni per mantenerlo efficiente: un’incombenza davvero minima se paragonata ai problemi che causa la fuliggine. Per spegnerlo, poi, basterà semplicemente spingere il coperchio sul fuoco.
Camini bio etanolo, by Moma design
Assenza della canna fumaria
Uno dei principali motivi per cui il bio camino è così comodo ed efficiente, è l’assenza della canna fumaria. Oltre a non richiedere alcun permesso per costruirla, infatti, i bio camini possono essere facilmente trasportati in giro per casa, proprio perché non collegati ad una canna di scarico. Per questo motivo, il bio camino non è solo particolarmente versatile, ma può anche diventare un motivo d’arredamento in base allo stile delle stanze.
Caminetto bio etanolo “genesi” di Maisonfire
Eco-sostenibilità del combustibile
Il bio camino, come già ricordato, non brucia legna e non causa emissioni dannose per l’ambiente e per la salute dell’uomo. Il perché è semplice: i bio camini bruciano una sostanza chiamata bioetanolo, totalmente naturale e priva di effetti collaterali. Questo particolare combustibile viene creato con elementi organici come mais, patate e cellulosa: una composizione che lo rende biodegradabile e, soprattutto, rispettoso delle risorse del nostro pianeta. Inoltre, il bioetanolo è inodore, a meno che non si decida di unire sostanze profumate come l’essenza di legno di pino, di lavanda o di vaniglia. Non solo non produrrà del terribile fumo, ma profumerà addirittura le vostre stanze.
Camino a bio etanolo”fuochino pop-art” di Maisonfire
Prezzo abbordabile del bio camino
Il bio camino, come tutte le cose tecnologiche, costa. Ma costa decisamente meno di un camino classico. La spesa dipenderà dal modello di bio camino che si sceglierà di comprare: ne esistono di economici intorno ai 300 euro, ma anche di costosi intorno ai 1000-1.500 euro. Per quanto riguarda il bioetanolo, una tanica di 20-25 litri può essere acquistata per un prezzo di 90-100 euro. In ogni caso, un bio camino permette di ottimizzare le spese regolando la fiamma comburente, così da avere sempre il controllo sul consumo del combustibile e sul calore.
Insomma, per chi deve scaldare piccoli ambienti, per chi ha sempre desiderato avere un camino in casa, per chi ama il design… un bio camino è la soluzione!
Le stufe a pellet sono un tipo di riscaldamento alternativo ed ecologico. Il funzionamento di queste stufe avviene attraverso la combustione del pellet che cade nella caldaia generando in tal modo il calore che viene poi diffuso nell’ambiente tramite sistemi diversi (dalle ventole, all’alimentazione diretta dei termosifoni).
Stufa a pellet dell’azienda Piazzetta
L’accensione delle stufe a pellet e il mantenimento costante della fiamma avviene attraverso dei sistemi elettronici alimentati con l’energia elettrica. Tali sistemi elettronici regolano anche la temperatura desiderata ed i consumi di pellet. Una delle convenienze di installare tale tipologia di impianto è dovuta ai vari incentivi per l’acquisto di una stufa a pellet.
Stufe a pellet: quando conviene?
I rivestimenti
Oltre ad essere completamente personalizzabili ed intercambiabili, offrono un’elevata prestazione termica. I materiali con cui vengono realizzati permettono di accumulare calore che rilasceranno nell’ambiente gradualmente.
Stufa pellet Palazzetti Ecofire Ginger Idro
Praticità e costo del pellet
Il pellet viene solitamente venduto in sacchi da 15 chilogrammi, non necessita di approvvigionamento come spesso accade con la legna ed inoltre non “sporca”. Solitamente il costo del pellet necessario al riscaldamento è inferiore al costo del gas (a parità di metri quadri) e si può acquistare una quantità ridotta di sacchi per un uso quotidiano (solo quando serve).
Pellet
Sistemi a doppia combustione
Alcune stufe a pellet sono costruite con un doppio sistema di combustione che riducono i fumi nell’atmosfera.
Piccoli e grandi spazi
Esiste la possibilità di acquistare la stufa giusta per le proprie esigenze in base ai metri quadrati della propria abitazione. Infatti esistono stufe ideali per riscaldare piccoli ambienti e stufe idonee per quelli grandi.
Internet of things, spesso se ne sente parlare, quasi mai in “versione italiana”, Info Table il tavolo multimediale firmato Edoardo Carlino (Think Future Design) sovverte questa tendenza, proponendosi come eccellenza italiana nell’arredamento d’ufficio.
Iniziamo con il conoscere meglio Think Future Design, uno studio creativo multidisciplinare, un network di professionisti, naturale evoluzione dell’esperienza del fondatore: Edoardo Carlino. Lo studio è specializzato nello studio di concept e nuovi prodotti, interior ed exterior design, con una attenzione e cura particolare al cliente, che viene seguito e consigliato lungo tutta la fase di sviluppo del lavoro, dalla progettazione al prodotto finito. I principali clienti sono aziende, professionisti, società immobiliari, hotel e residenze private.
Esperienza ed innovazione tecnologica si fondono perfettamente in tutte le realizzazioni di Think Future Design, dando vita a prodotti che destano meraviglia allo sguardo, ma che consentono di migliorare la qualità della vita, in piena aderenza ai nuovi dettami dell'”Internet of things”.
Info Table, versione moderna del “tavolo riunioni”, di Think Future Design (info e prezzi: info@cudriec.com)
Info Table, di Think Future Design, eccellenza italiana dell’Internet of Things!
Abbiamo chiesto ad Edoardo Carlino, ingegnere cosentino classe 1976 e fondatore di Think Future Design, di raccontarci come nasce l’ispirazione e come da questa si arriva a definire un prodotto finito, un prodotto di successo. Questa la risposta: “Pensate ad un meeting di lavoro in un ambiente caratterizzato da una luce multicolore ed arredato con un design contemporaneo, dove tutto diventa piacevole e rilassante. Il protagonista di questa situazione è un tavolo che apre le porte ad un nuovo modo di concepire il design d’interni arricchendo spazi di vita e di lavoro con una visione dei nostri giorni, in base al quale il design può migliorare la vita quotidiana, ampliando la gamma di esperienze sensoriali, insolite e interessanti in grado di trasformare le situazioni normalmente stressanti e noiose, in pura concentrazione e relax”. Ecco l’ispirazione!
Così nasce l’idea di Info Table (per informazioni e prezzi: info@cudriec.com), da un’intuizione che diviene realtà: un tavolo riunione che adatta le sue forme e le sue funzioni alle esigenze del momento. Con le sue caratteristiche all’avanguardia riesce a creare un ambiente professionale, ma rilassante allo stesso tempo, attraverso la sua forma, i materiali di cui è fatto ma, soprattutto, grazie all’illuminazione multicolor del piano di lavoro.
Info Table, consente l’illuminazione multicolor del piano di lavoro, di Think Future Design (info e prezzi: info@cudriec.com)
Prodotto dal nostro partner ZAD, Info Table è un tavolo ergonomico la cui base è fatta di Adamantx, l’innovativo materiale con cui è possibile realizzare qualsiasi forma, per creare un oggetto di design. Adamantx è un materiale composito ottenuto dalla lavorazione di espansi rivestiti con resine speciali, che sta rivoluzionando il mondo del Design, un materiale che nasce da anni di studio, sperimentazioni e prove tecniche di laboratorio, registrato da ZAD.
Da sottolineare l’importanza posta sull’illuminazione del tavolo. Una striscia LED RGB illumina il vetro del tavolo e crea un’atmosfera soffusa in grado di evidenziare, con una successione di colori differenti, ciascuna fase di un incontro. La variazione dell’intensità dell’illuminazione può sollecitare l’importanza di ogni momento ma, allo stesso tempo, grazie alla cromoterapia può ridurre in modo significativo lo stress.
Info Table, la variazione dell’intensità dell’illuminazione può sottolineare l’importanza di un momento, come contribuire a ridurre lo stress, di Think Future Design (info e prezzi: info@cudriec.com).
Il profilo elettrificato posto al centro di Info Table (prodotto e distribuito da Eubiq Europe), è dotato di dispositivi per cavi di alimentazione, USB e molti altri tipi di connettori multimediali. Il sistema incredibilmente innovativo permette di rimuovere, sostituire e aggiungere gli adattatori su tutta la power track in totale sicurezza.
Il profilo elettrificato posto al centro di Info Table è dotato di dispositivi per cavi di alimentazione, USB e molti altri tipi di connettori multimediali.
Info Table è un prodotto caratterizzato da una forte tecnologia, ma che riesce comunque a mantenere la sobrietà, l’eleganza e la facilità di contestualizzazione. Progettato per integrarsi con qualsiasi stile di interni, dal classico al contemporaneo, dal moderno e minimalista fino al classico o rustico, Info Table è perfetto nelle più pregiate sale riunioni od uffici. Basta accendere Info Table per capire come un tavolo e la sua luce può ridisegnare uno spazio e rivitalizzare un posto di lavoro, anche il più impegnativo.
Dimensioni standard: L. 350 x P. 150 x H. 76 cm. Colori standard: nero, bianco e rosso, verniciatura opaca o lucida. Così come tutti i prodotti ZAD sono possibili personalizzazioni in termini di dimensioni, colori, verniciatura. Per info, prezzi e preventivi personalizzati: info@cudriec.com.
E’ possibile avere un caminosenzacanna fumaria? Fino a qualche anno fa la risposta a questa domanda era No. Un no, secco. Oggi avere un camino in casa, con i suoi innumerevoli vantaggi, è possibile anche senza dover installare obbligatoriamente una canna fumaria, con i relativi disagi come gli interventi murari e le noiosissime autorizzazioni (soprattutto per le canne fumarie esterne).
Tipologie di camini senza canna fumaria
Esistono varie tipologie di impianti che non necessitano della canna fumaria, basterà soltanto scegliere qual è più consono alle nostre esigenze. Installare un camino senza canna fumaria nella propria abitazione permette di avere alcuni vantaggi:
massima libertà di posizionamento. Il camino potrà essere installato in qualunque angolo della casa vista la mancanza di canna fumaria che limiterebbe l’installazione nei pressi di essa.
possibilità di scegliere la grandezza del camino in base alle proprie necessità.
Scelta tra vari tipi di alimentazione: elettrico, a gas, a bioetanolo. Il camino elettrico è ideale per riscaldare un grande spazio, quello a gas è ottimo per gli amanti del calore intenso, mentre il caminetto a bioetanolo è, invece, ideale per piccoli spazi.
Caminetto a bioetanolo a parete (photo credits: caminisulweb)
Questi camini risultano essere un’ottima soluzione per ogni tipo di ambiente in cui andranno ad essere installati. Occorrerà, però, scegliere la tipologia di camino giusta in base alla propria abitazione, importante è anche sceglierlo in base alla grandezza dello spazio che si vuol riscaldare.
Il camino elettrico senza canna fumaria
Il camino elettrico risulta ideale per riscaldare in tempi brevi ogni stanza della propria abitazione è infatti in grado di diffondere un calore intenso, in modo rapido e omogeneo, in tutte le stanze. Questa tipologia di camino senza canna fumaria è l’unico impianto di riscaldamento che genera calore immediato. La sua installazione è molto semplice basterà, infatti, scegliere dove posizionarlo e attaccarlo alla corrente. Non produce fumi e non occorre acquistare combustibili ma, funzionando a corrente, se viene a mancare l’erogazione di elettricità il camino si spegne. Il camino elettrico senza canna fumaria ha un consumo di energia elettrica variabile in base alla potenza energetica del camino ed alle ore di utilizzo. Riassumendo il caminetto elettrico senza canna fumaria è consigliabile a chi ha un’immediata esigenza di calore nella propria abitazione.
Camino elettrico (photo credits: archiexpo)
Camino senza canna fumaria? Prova il camino a gas!
Questa tipologia di camino è adatta ad ogni tipo di abitazione. E’ possibile scegliere il tipo di alimentazione a gas gpl o a gas metano. Il camino a gas è quello più scelto grazie al prezzo ridotto rispetto agli altri tipi di alimentazione. C’è da sapere che, però, per l’installazione dei camini a gas è consigliabile un piccolo condotto fumario perché i gas di scarico subisce una conversione catalitica che appunto converte il monossido di carbonio in vapore acqueo e anidride carbonica. Il camino a gas è quello più conveniente in termini economici visto il basso costo di quest’ultimo. Dunque questa soluzione è sì ideale per ogni tipo di abitazione ma bisogna tener conto che occorrerà un piccolo intervento murario per installare un condotto di scarico, anche piccolo.
Camino a gas (photo credits: edilportale)
Il camino senza canna fumaria di design? Camino a bioetanolo
Se si ha una casa con piccoli spazi suddivisi la migliore soluzione è scegliere di installare un camino a bioetanolo senza canna fumaria. Il bioetanolo garantisce un calore intenso nella stanza in cui viene collocato (circa 20mq). Non produce fumi dannosi e non occorrerà pulire la cenere che invece crea un camino a legna. Il bioetanolo è spesso acquistabile presso lo stesso rivenditore da cui è stato acquistato il camino o comunque nei principali rivenditori di prodotti per edilizia. Il consumo si aggira intorno a cinque litri di bioetanolo a settimana per un’accensione giornaliera che varia da 3 a 5 ore usandolo al massimo della potenza. Alla minima potenza invece consuma circa cinque litri a settimana per un’accensione di circa 10 ore al dì.
Camino bioetanolo (photo credits: cosedicasa)
Le tre tipologie di camino senza canna fumaria si possono personalizzare a proprio piacimento, adattandosi completamente allo stile ed al tipo di abitazione che li “ospiterà”, esiste infatti la possibilità di scegliere il rivestimento tra una moltitudine di forme e design, dai più classici a quelli più moderni.
La star di Die Hard, Pulp Fiction e The Sixth Sense ha venduto ufficialmente la sua proprietà nell’Idaho sul lungolago a Hailey per un valore di 15 milioni di dollari. Diamo un’occhiata alla casa di Bruce Willis!
La casa di Bruce Willis immersa nella natura
L’attore Bruce Willis, famoso per l’avvincente saga poliziesca Die Hard, per il suo iconico personaggio nel cult Pulp Fiction e per aver vestito i panni dell’eroe in numerosi film come Armageddon, ha venduto la sua casa per un valore di 15 milioni di dollari.
L’ex proprietà della star si trova in una magnifica zona sul lungolago a Hailey, nell’Idaho, a sole 12 miglia a sud di Sun Valley. Si tratta della vendita residenziale più grande di sempre della zona.
Tenuta di Bruce Willis (SUN VALLEY PHOTO)
La star di Hollywood ha iniziato i lavori della sua proprietà nel 2003, ricostruendola completamente e scegliendo uno stile lodge, quindi confortevole e accogliente. E’ composta da sei camere da letto, una casetta per gli ospiti e una palestra. Nel giardino che circonda la tenuta Willis si è divertito ad installare ruscelli e stagni, insieme ad una piscina riscalda di dimensioni talmente enormi che ha anche degli scivoli d’acqua, un’altalena con la corda e altri giochi acquatici.
La casa si trova su più di 20 ettari ad Aspen Glade, ed offre una vista mozzafiato sulle montagne circostanti.
La casa di Bruce Willis e la sua piscina mozzafiato
Tenuta di Bruce Willis (SUN VALLEY PHOTO)
La piscina sicuramente attira l’attenzione per i vari scivoli e la caratteristica cascata, e non mancano tutto intorno altre attrazioni acquatiche tra stagni e ruscelli che arricchiscono la proprietà e le conferiscono un’atmosfera ancora più paradisiaca.
In occasione dei lavori di ristrutturazione il proprietario ha anche fatto costruire una casetta appartata per gli ospiti e una palestra super attrezzata, perché si sa le star di Hollywood devono mantenersi in forma!
Tenuta di Bruce Willis (SUN VALLEY PHOTO)
Vista la location naturalistica e le grandi vetrate che abbracciano la casa, la luce naturale di certo non manca, rendendo la tenuta ancora più rilassante. Il legno è l’elemento predominante sia dentro che fuori. Una folta schiera di alberi circonda la casa regalandole privacy e panorami montanari mozzafiato, mentre al suo interno grandi travi decorano il soffitto, pavimenti in legno caratterizzano il piano inferiore e rivestimenti in pietra si sposano perfettamente con lo stile rustico scelto dall’ex proprietario.
Una casa da sogna sperduta tra la natura più rigogliosa ma al tempo stesso dotata di ogni comfort degno di una vera star. Chi saranno i nuovi fortunati inquilini che godranno di tanta meraviglia?
Una vasca idromassaggio un tempo era considerata un oggetto di lusso, che solo una certa categoria di persone poteva acquistare. Oggi fortunatamente non è più così e anche le marche più prestigiose e di richiamo mondiale, producono e distribuiscono modelli adatti a tutti i tipi di budget, per la gioia di chi ama immergersi e regalarsi un benefico massaggio.
Quali sono gli accorgimenti necessari per acquistare il prodotto più adatto alle esigenze di ognuno e quali errori evitare per comprare la perfetta vasca idromassaggio?
Vasca Idromassaggio – fonte: Decoritaly
Arredo bagno: Come scegliere una vasca idromassaggio
Come scegliere la posizione della vasca nel bagno
Dove desiderate collocare la vasca idromassaggio? No, non è una domanda superflua, perché potreste rispondere di volerla in camera da letto ad esempio, oppure nel patio in esterno, soluzioni alternative al classico bagno. La sistemazione in bagno prevede un’attenta valutazione della grandezza dell’ambiente, per evitare vasche sovradimensionate o al contrario troppo piccole. Se avete un bagno dalla morfologia stretta e lunga il suggerimento è di collocarla al fondo e magari prevederla ad angolo. Con un bagno più spazioso si può decidere per una vasca a parete o al centro della stanza.
Posizione Vasche in un bagno
Scegliere il tipo di vasca idromassaggio
Le vasche idromassaggio possono essere pannellabili o a incasso. Nel primo caso, la vasca pannellabile è decisamente più pratica e non sono necessari particolari lavori, una soluzione meno impattante rispetto al tipo da incasso. Quest’ultimo modello ha bisogno di opere murarie utili a inserirla nella struttura che la conterrà. E’ possibile creare delle pedane con una struttura di legno o in muratura, accessibile con dei gradini dove incassare la vasca. Se il pavimento è abbastanza spesso, si può prevedere di posarla direttamente a terra.
Vasche in murature e Vasche ad incasso
La forma della vasca
Tante le soluzioni, diverse forme per adattarsi al meglio allo spazio disponibile. Le vasche idromassaggio dalle sagome regolari e arrotondate sono quelle con le dimensioni più simili a vasche da bagno tradizionali, all’incirca 70-80 cm di larghezza e 170-180 cm di lunghezza. Possono quindi essere allocate al posto delle vasche comuni occupando uno spazio minimo.
La forma angolare è quella più in grado di fruire lo spazio maggiore occupando meno spazio in grado anche di ospitare due persone. In commercio, esistono vasche idromassaggio angolari con misure diverse per lato, che possono quindi essere più profonde da un lato e meno nella parte perpendicolare.
Se lo spazio è molto generoso, le rotonde e le quadrate saranno perfette e molto scenografiche.
Vasca Rotonda – Fonte: internicasa
I materiali della vasca
Resistenza agli agenti chimici, praticità nella pulizia sono ad esempio, elementi da considerare nella scelta dei materiali costruttivi della vasca idromassaggio. L’abs è il materiale utilizzato per la realizzazione di docce e vasche, un materiale quindi perfetto per la resistenza all’acqua e che ben resiste agli agenti chimici.
Il metacrilato è un materiale molto facile da modellare per elaborare anche le forme più inconsuete, utile quando è necessaria una sagoma inconsueta.
Il Cristalplant è eccezionale a contatto con la pelle per il piacere vellutato che procura, inoltre è un materiale che ha la capacità di rigenerarsi da graffi e usura, passando semplicemente una spugna abrasiva. L’unica pecca è il costo, per il momento molto elevato.
vasca in Cristalplant – Fonte: bagnoitaliano
Gli accessori indispensabili per una vasca idromassaggio da sogno
Sono tanti e tutti utili gli optional da scegliere quando si ha una vasca idromassaggio.
Per rilassarsi al meglio è consigliabile l’acquisto di un poggiatesta. Basterà scegliere tra le tante forme ergonomiche disponibili, diverse per colore e materiale.
Importante anche il fondo antiscivolo, per evitare incidenti, creati in materiale antisdrucciolo o con forme a rilievo.
Per chi ama la musica, importante perché contribuisce al relax, esistono in commercio impianti stereo resistenti all’acqua che possono essere integrati nella vasca, oppure poggiati in esterno. Disponibili anche i televisori anch’essi studiati e progettati per non subire danni dal contatto con l’acqua.
Mensole portaoggetti, cuscini dorsali, tutto per garantire il massimo benessere.
Dopo una giornata di duro lavoro, finalmente arriva il momento del relax, due fedeli alleati sono pronti ad entrare in scena: divani e poltrone! Allontanarsi dal caos quotidiano per concedersi un piacere, un attimo di riposo, magari davanti ad un camino, per leggere un libro o semplicemente per guardare quel film che tanto abbiamo aspettato… ma perchè tutto sia perfetto serve un buon divano od una comoda poltrona!
Poltrone e divani per un sano relax! (photo credits: reddit)
Divani e poltrone stile retrò
Per questo motivo i nostri cari divani e poltrone meritano davvero di una giusta attenzione nel momento in cui si decide di fare un’acquisto. Vediamo nello specifico come veicolare gusti e scelte. La linea da seguire per quanto riguarda i divani è quella del reinventare i modelli che degli anni sessanta e settanta ridonando modernità a modelli classici: la linearità di sedute e cuscini caratterizzano i divani che si presentano sia a due o tre posti ma anche in versione angolare. Emerge l’uso di effetto trapunta su braccioli e spalliere mediante bottoni rivestiti dello stesso materiale e colore dell’intero pezzo. Inoltre molto diffusi sono i modelli con gambe scoperte per dare slancio e leggerezza a questi arredi di vero comfort.
Divano in pelle (photo credits: donnaclick)
Per quanto riguarda le poltrone, invece, si va da un’estremo all’altro ovvero si trovano sia modelli dal design molto innovativi sia in materiali che in strutture (poltrone a forma di cuore, di mano, di cerchio ed esempi di questo tipo), sia dal design molto classico come sedie studio. Uno stile molto in voga per poltrone e divani della nuova collezione è lo stile british, che riprende i lineamenti e gli aspetti del design londinese con spalliere molto ampie e imponenti.
Divani e poltrone che passione!
I materiali si prestano a tutte le esigenze quindi si va dalla pelle e simil-pelle dai toni molto classici, a tessuti più pratici. Anche per i colori largo spazio alla fantasia: dai colori più accesi del rosso, giallo, verde, blu, arancione, per passare a tinte pastello più tenui come bianco, avorio, grigio. Il tocco di ritorno alla classicità è dato dal colore marrone che conferisce quel tono vintage ricercato ma al tempo stesso attuale.
Una vera “moda”, in verità da qualche anno, è lo stile shabby chic. Troviamo infatti modelli in legno in stile grezzo dai toni del bianco, crema, grigio chiaro, che prevedono un’imbottitura fatta di cuscini da tessuti molto semplici e dai colori pastello. Il tutto per conferire ai propri salotti semplicità e raffinatezza. Le poltrone in questo stile sono sicuramente arricchite da coperture in pizzo o centrini ad uncinetto.
Divano in stile shabby chic (photo credits: ixmatch)
L’idea resta quella di voler mantenere un design lineare, che punta agli elementi naturali, con un aspetto molto semplice, senza eccessi per conferire linearità all’arredo.
Insomma le tendenze per divani e poltrone riescono ad accontentare proprio tutte le esigenze, anche se è bene ricordare, prima della scelta, il vero valore aggiunto di questi nostri “compagni” di riposo: confort e relax!
Camini e stufe sono da sempre le migliori alleate per l’inverno, il periodo freddo dell’anno, in questo articolo tutto quello che devi sapere per scegliere!
Cosa c’è di più magico e rincuorante che stare seduti vicino a un caminetto od una stufa?
Caminetto a bio etanolo “Incasso” di maisonFire.
Camini e stufe tutto quello che devi sapere per scegliere
Stufe
Per quanto riguarda le stufe, si può dire che sono la soluzione più diffusa e comoda per il riscaldamento delle proprie abitazione e si può scegliere tra diverse tipologie: in ghisaad aria calda, a convenzione naturale, ad aria calda ventilata, per riscaldare l’acqua. Un modello di stufe molto consigliato è quello delle stufe a legna: si tratta di sistemi che, tra l’altro, simulano bene l’effetto del focolare. Questi modelli si presentano in diverse versione, alcune sembrano dei veri e propri caminetti (hanno una forma simile) e la portellina è spesso trasparente con decori in ferro battuto molto particolari. Poi ci sono i modelli che prevedono il tubo per l’aria visibile dall’alto verso il basso, mentre altri che non lo presentano evidente. Alcune stufe hanno anche una base sopra predisposta per il riscaldamento di vivande, o in dotazione veri e propri piccoli forni. Altre stufe invece presentano un design davvero moderno prediligendo forme lineari, longilinee e dai colori decisi come bianco e nero realizzate in materiali laccati. Questi ultimi sono di certo i modelli che si inseriscono in quelle abitazioni che fanno delle proprie stufe un vero e proprio complemento d’arredo.
Stufa a pellet “Plasma” di Skia Design.
Camini
Per quanto riguarda i camini la scelta è più mirata e “condizionata” alla dimensione della stanza, ma anche in questo caso ci sono diverse proposte. I modelli si presentano sempre nelle tipologie in ghisa ad aria calda, a convenzione naturale, ad aria calda ventilata, per riscaldare l’acqua. Le tendenze proposte per il 2018 puntano molto su un design lineare e moderno, dove l’innovazione gioca la sua carta vincente: i caminetti diventano veri e propri quadri su pareti a cui non si può fare a meno di resistere, con ingombri assai ridotti rispetto alle precedenti versioni. Ciò consente anche di sfatare l’idea che il caminetto sia una fonte di riscaldamento adatta solo per ambienti rustici e pianterreni; le proposte innovative consentono di dotare di caminetti ogni stanza della casa e soprattutto anche chi sta in città, in un condominio può usufruire di questo tipo di servizio di riscaldamento. Per i più “tradizionalisti” non mancano le versioni più classiche con tipologie di caminetto che arredano veri e propri angoli per “ritrovarsi” in famiglia o tra amici, in versione sia angolare che frontale.
Camino moderno (photo credits: maisonfire)
Infine va precisato che, per camini e stufe, la variante a legna è solo una delle proposte, in quanto una delle ultime soluzioni è il pellet. Ovviamente con i nuovi modelli si cerca di affrontare anche la questione ambientale del risparmio energetico, molte stufe e camini sono realizzati in materiali idonei, ad esempio la ghisa, molto diffuso per il fatto di essere riciclabile al cento per cento, per una maggiore durata ed un’eccellente conduzione termica.
Insomma per decidere tra camini e stufe c’è solo l’imbarazzo della scelta! L’unica certezza è che ad un acquisto del genere non si può rinunciare, anche in considerazione del bonus statale del 65% riservato a chi installa caminetti o stufe. Cosa aspetti… corri al caldo seguendo le tendenze 2018 di stufe e caminetti!
Vuoi sapere come applicare al meglio la normativa sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro al fine di ridurre drasticamente infortuni e malattie professionali ed allo stesso tempo salvaguardare dai possibili attacchi della magistratura le figure responsabili principali quali datore di lavoro, responsabile della sicurezza, dirigenti e preposti?
In questo articolo verrai guidato dalle ultime sentenze della corte di cassazione penale, che rappresenta l’espressione più alta della magistratura, nella giungla applicativa del TESTO UNICO DELLA SICUREZZA al fine di esplicitare le condizioni in assenza delle quali un’azienda, il suo datore di lavoro, principale destinatario delle imputazioni penali in campo sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, e le principali figure di responsabilità, non possono difendersi di fronte alla legge in caso di infortunio o malattia professionale.
Poni la massima attenzione!
Come difendersi dalle responsabilità penali in campo sicurezza: applica i principi contenuti nelle sentenze ed eviterai di sbagliare!
Datori di lavoro, Responsabili del Servizio Prevenzione e Protezione, Dirigenti, Preposti, Consulenti della Sicurezza, Medici Competenti, tutti concordano sul fatto che l’applicazione delle normative contenute nel D.Lgs.81/2008 e s.m.i., Testo Unico Della Sicurezza, siano imprescindibili e necessarie al fine di ridurre il più possibile infortuni e malattie professionali. Eppure, in Italia i numeri relativi al problema sicurezza sono tutt’altro che rassicuranti: circa 607mila infortuni accorsi nel 2013 di cui 740 con esito mortale e oltre 51mila denunce di malattia professionale (fonte “Il sole 24 ore”).
Di chi è la colpa? Chi e cosa cerca la Magistratura al fine di individuare correttamente il vero colpevole dell’accaduto, a maggior ragione se ritiene di essere in presenza di reati quali omicidio colposo e lesione personale colposa commessi con violazione delle norme sulla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro?
Le risposte a queste domande vengono da una fonte autorevole, ovvero dal Prof. Raffaele Guariniello, Magistrato di Cassazione, dal 1992 Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Torino: le sue parole, siano esse espresse nei convegni che presiede piuttosto che contenute nei libri che scrive (“Il Testo Unico Sicurezza Sul Lavoro commentato con la giurisprudenza”, Ipsoa, 2014) sono chiarificatrici ed esprimono la direzione della magistratura.
Innanzitutto, occorre distinguere due grandi aree, o mappe come le chiama lui: la mappa del potere, costituita dai datori di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ovvero da coloro che hanno i poteri decisionali e di spesa e la mappa delle competenze, costituita da RSPP, Medici Competenti, Consulenti, Coordinatori della Sicurezza, ovvero da coloro che hanno la conoscenza tecnica.
Le due mappe sono poi del tutto interconnesse, così come stabilito dalla sentenza della cassazione n.22294 del 29 maggio 2014 dove un DL (Datore di Lavoro) ed un Direttore di stabilimento sono stati condannati per un infortunio mortale di un lavoratore addetto ad un macchinario pericoloso perché l’uno e l’altro erano a conoscenza del pericolo insito nella conformazione del macchinario stesso in quanto il problema era stato debitamente segnalato dal RSPP già prima dell’infortunio.
Che il binomio potere e competenza sia imprescindibile è anche contenuto nel Testo Unico, dove all’ art. 28 comma 2 lettera d) ci impone di definire l’organigramma aziendale della sicurezza definendo i ruoli a cui deve essere affidato il potere di attuare le misure della sicurezza: ruoli che devono possedere le idonee competenze!!
Analizziamo allora le figure ritenute Responsabili dalla Magistratura (DL, Dirigenti/Preposti e RSPP) e come è possibile salvaguardarle.
E’ chiaro che il DL, il vero datore di lavoro, è la figura sulla quale si concentrano tutte le indagini penali: il DL effettivo, però, non quello formale, quello correttamente definito nell’art.2 comma b) del D.Lgs. 81/08 ovvero colui che esercita i poteri decisionali e di spesa nell’ambito dell’organizzazione.
La sentenza della Cassazione n.39158 del 23 settembre 2013 ricorda che la legge non prevede la delega della posizione stessa della funzione di datore di lavoro, questo significa che non è possibile delegare a nessuno la responsabilità della figura, a prescindere dai poteri consegnati e a nessun prezzo. La sentenza n.37738 del 13 settembre 2013 specifica, poi, che il datore di lavoro è quello di fatto non quello di diritto: si può arrivare ad identificare il DL addirittura al di fuori dell’organizzazione lavorativa, per esempio un proprietario aziendale che vive all’ estero. I reati contestati a queste persone che all’ interno dell’azienda non hanno alcuna qualifica, sono proprietari ma formalmente non figurano, sono comunque pesanti: si veda il caso dell’ILVA di Taranto (cassazione 4 aprile 2013 n.15667) dove si parla di omissione dolosa di cautele infortunistiche (437 del c.p.) e di disastro ambientale (doloso o colposo, 434 e 449 del c.p.).
Il DL è caratterizzato, quindi, dai pieni poteri di decisione e di spesa, non limitati da badget decisi da altri!
La tendenza della magistratura è quella di puntare in alto: non si accontenta della figura proposta dall’ azienda come DL, non cerca di incriminare solo l’Amministratore Delegato o il Presidente del CDA: in una società per azioni, sentenza della cassazione n.4968 del 31/01/2014, “gli obblighi inerenti la prevenzione dagli infortuni e l’igiene sul lavoro previsti dalla legge a carico del datore di lavoro gravano indistintamente su tutti i componenti del consiglio di amministrazione” (questo è il DL in una SPA). Il concetto era già stato espresso anche in un’altra sentenza, n. 49402 del 9/12/2013, dove si affermava che oltre che sul DL, “su tutti i membri del CDA incombe il compito di valutare i rischi per la sicurezza e di individuare le misure di prevenzione e protezione”.
Il problema della individuazione del DL si complica quando una impresa ha più strutture, più stabilimenti, più sedi: dall’art. 2 comma 1 lettera b) del D.Lgs. 81/08, il DL può essere individuato anche nell’ambito di una singola unità produttiva, che è tale se possiede autonomia tecnico funzionale e finanziaria rispetto alla “unità madre”. Una sentenza della 4a Cassazione specifica meglio il concetto di autonomia tecnico funzionale e finanziaria: “l’unità produttiva deve avere una sua fisionomia distinta, presentare un proprio bilancio e poter deliberare in condizioni di relativa indipendenza il riparto delle risorse disponibili operando le scelte operative confacenti le proprie necessità organizzative e produttive”. E’ evidente che secondo la precedente definizione non tutte le sedi distaccate, sia produttive che non, possiedono i requisiti di unità produttiva, da cui deriva l’inquisizione di un solo DL per tutte le sedi.
Una delle difese del DL è quella di ricorrere all’ uso della delega di funzioni: l’art.16 del T.U. prevede la delega per quasi tutti gli obblighi di sicurezza, a meno della Valutazione dei Rischi e della nomina del RSPP. La delega però per essere ritenuta valida deve essere fatta rispettando i requisiti dell’articolo stesso; in particolare,
La delega è valida se viene rilasciata a persona avente l’esperienza e la professionalità richieste dalla specifica natura delle funzioni che vengono delegate, infatti la sentenza della cassazione n. 15028 del 01/04/2014 sottolinea che “occorre dimostrare che il delegato sia soggetto in possesso delle necessarie conoscenze tecnico scientifiche in materia di sicurezza sul lavoro e dotato di particolare esperienza nella organizzazione dei presidi antinfortunistici”. La dimostrazione presuppone la presenza di una prova (documentale ufficiale) altrimenti la delega non è valida!
La delega è valida se è specifica, ovvero deve contenere i poteri e non le responsabilità (che sono compito della magistratura): organizzazione, gestione, disponibilità finanziaria (sentenza c.c. 37749 del 2013) e deve affrontare il problema della concessione del potere di sospensione dell’attività (quando è necessario sospendere l’attività per la presenza di quali rischi? Come deve avvenire la sospensione? Con che modalità? ecc. ). Un esempio classico è la rilevazione da parte dell’organo di vigilanza di una mancanza e la richiesta di mettere a posto l’attività in un tempo definito: non si può continuare a lavorare, si passa dalla colpa al dolo, ovvero omissione dolosa di attività antinfortunistiche.
Sicurezza sul lavoro. Photo credit: Voltamax by pixabay
La correttezza della delega non basta ad esimere il DL dai suoi obblighi: occorre vigilare sul proprio delegato (art.16 comma 3 del T.U.). Per verificare questo obbligo la Magistratura può adottare due strade, a seconda della complessità aziendale:
In una piccola azienda, dove il DL conosce tutte le attività aziendali, se la violazione può essere ricondotta ad una prassi non risulta esimente dalle responsabilità dichiarare di non conoscere questa prassi. Chiaramente non è un criterio univoco ed oggettivo, basti pensare al CDA di una SpA: è ragionevole che i membri dello stesso possano conoscere tutte le prassi aziendali? Certamente no!
In una azienda più strutturata, la sentenza di c.c. n.15028 del 01/04/2014 ha individuato un criterio dove si dice che “la vigilanza deve riguardare la correttezza della complessiva gestione del rischio da parte del delegato, individuando degli indicatori della sicurezza da controllare”. Alcuni di questi indicatori potrebbero essere il numero degli infortuni, le malattie professionali (numero, gravità, dinamica), la tempestività di comunicazione delle prescrizioni impartite dall’ organo di vigilanza, i giudizi rilasciati dal medico competente, le relazioni periodiche del rspp e del MC. Infatti, nella sentenza di c.c. n.9505 del 27/02/2013 il DL è stato condannato per infortunio mortale in presenza di delega perché tre mesi prima dell’infortunio ne era accaduto un altro identico: questo rafforza i concetti di vigilanza, acquisizione ed elaborazione dei dati al fine di garantire l’adeguatezza dello scopo della delega.
La delega è utile al DL per esonerarsi da responsabilità ma non è necessaria per fondare la responsabilità del Dirigente e del Preposto. Oltre a parlare di DL di fatto, si parla anche di Dirigente/Preposto di fatto ovvero di coloro che esercitano concretamente i poteri giuridici del dirigente o del preposto: non occorre accettare o meno la delega perché come dirigente o preposto ci si deve occupare di sicurezza sul lavoro e come tali si può essere imputati e condannati. L’esempio lampante è riportato nella sentenza n.22246 del 29/05/2014 dove viene condannato per un infortunio il preposto che concretamente (di fatto) espletava la carica pur senza averne ricevuto l’investitura (non vale come giustificativo): vale il principio di effettività.
E’ importante ricordare che la delega non può essere fatta al lavoratore che è e deve rimanere il beneficiario delle azioni di tutela. Tali azioni hanno il loro fondamento in uno degli aspetti più importanti, su cui si fonda l’intero T.U., e non delegabili da parte del DL: la valutazione dei rischi.
Non è sicuramente questa la sede per affrontare la complessità della valutazione e del documento che ne contiene i risultati (la relazione), ma è utile ricordare che la valutazione dei rischi deve essere effettuata per tutti i rischi ragionevolmente prevedibili (sentenza della c.c. n.25213 del 13/06/2014): tale supposto va ricercato per esempio nella storia dell’azienda, negli infortuni occorsi o in quelli di settori analoghi. Alla omessa valutazione (rischio non valutato) è equiparata la valutazione insufficiente, inadeguata, incompleta. A tal proposito è necessario elencare quei rischi che vengono a torto trascurati ma che divengono importanti se finalizziamo la valutazione alla difesa delle parti in gioco:
Rischio alcool e droga, con obblighi di sorveglianza sanitaria e di controlli dell’alcolemia e delle sostanze stupefacenti almeno per le mansioni contenute nell’ allegato I dell’Accordo Stato Regioni del 2006 per l’alcool e del 2007 per le sostanze stupefacenti;
Rischio di incidente stradale, si ricorda la sentenza n.38129 del 17/09/2013 dove un autista, su richiesta da parte del DL a trasportare dei materiali con un furgone, in una strada in discesa piena di curve non riesce a frenare perché il sistema frenante è difettoso: il DL viene condannato perché l’attrezzatura di lavoro non era in condizioni di efficienza.
Rischi derivanti dall’ utilizzo ragionevole dell’attrezzatura di lavoro;
Ritmi lavorativi, nella sentenza della c.c. n.7956 del 19/02/2014 il DL è condannato per elevata intensità dei ritmi di lavoro;
Sovraccarico di lavoro.
Uno dei grandi passi avanti fatto dal T.U. è quello di considerare il lavoratore come un soggetto di prevenzione, cioè creditore e debitore di sicurezza: all’art.20 sono richiamati tutti gli obblighi del lavoratore, tra cui prendersi cura della propria e dell’altrui incolumità, ma…e questo è un grande ma… conformemente alla formazione ricevuta: occorre scongiurare che il comportamento incauto del lavoratore sia frutto di carenza di formazione. Da questi assunti nasce la necessità di effettuare una verifica della formazione ricevuta (verifica dell’apprendimento), nei modi ritenuti opportuni dalla organizzazione aziendale ma con la finalità di consegnare l’idoneità al lavoro al dipendente che dimostra di aver compreso le regole (procedure, modalità operative, ecc.) della propria mansione. Oltre alla verifica iniziale, la sentenza della c.c. n.38129 del 17/09/2013 parla anche di verifica quotidiana (vigilanza) del mantenimento della capacità sempre a carico del D.L. e del Dirigente (art.18 comma 1 lettera C del T.U.).
L’altro grande pilastro del sistema antinfortunistico aziendale è costituito da chi detiene la mappa delle competenze ovvero dal sistema di prevenzione e protezione e dal suo responsabile (RSPP). Il suo ruolo però, per essere del tutto efficace, deve possedere le seguenti specifiche:
L’RSPP non deve mai autocensurarsi, deve pensare solo alla sicurezza ed alla prevenzione, mai ai costi che occorre sostenere perché la ricerca della responsabilità penale dell’RSPP è diventata ormai una linea guida della prassi giuridica;
L’RSPP deve essere una unità organizzata con mezzi, persone, strumenti. Il datore di lavoro deve rendere efficiente il servizio di prevenzione come si è visto nella sentenza della c.c. n.29770 del 20/06/2013 dove viene condannato l’A.D. per mancata applicazione dei presidi di sicurezza che discende dal non aver consentito all’ RSPP pur nominato di svolgere con effettività il servizio;
L’RSPP non deve svolgere compiti di vigilanza ma avvertire i diretti responsabili quali preposti e/o dirigenti, altrimenti viene accusato anche per ciò che non gli compete.
L’atto di nomina dell’RSPP non è un atto di delega (sentenza della c.c. n.20682 del 21/05/2014) ovvero con cui il DL trasferisce delle responsabilità, ma risponde penalmente quando non compie il suo dovere di informare o omette di segnalare situazioni di rischio che ha l’obbligo di conoscere (conoscere ragionevolmente utilizzando la prudenza, la perizia, la regola dell’arte): nella sentenza del 23/09/2013 n.39158, l’RSPP viene condannato per il mancato funzionamento di un microinterruttore che ha causato la morte di un lavoratore perché di tale fatto era stato informato il giorno prima.
La maggior parte delle sentenze riportate in questo articolo avrebbero perso almeno parte dei loro capi di imputazione, soprattutto quelli relativi alla vigilanza, se il DL avesse adottato e correttamente mantenuto (art.30 del T.U.) un sistema di organizzazione e controllo della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. Chiaramente non un sistema qualsiasi ma quello adeguato alla realtà aziendale e che se messo in atto possa garantire la riduzione se non l’eliminazione degli infortuni e delle malattie professionali che potrebbero coinvolgere i lavoratori.
Una linea guida efficace per tale sistema è contenuta nel D.M. 13/02/2014 “Procedure semplificate per l’adozione dei modelli di organizzazione e gestione nelle piccole e medie imprese” che può essere considerato senza dubbio uno dei decreti chiave per aiutare il DL nella predisposizione ed efficace attuazione dei modelli di organizzazione e di gestione della sicurezza nelle piccole e medie imprese. Tale modello organizzativo (art. 30, comma 5-bis, del decreto legislativo n. 81/2008 e s.m.i.,) riporta indicazioni gestionali semplificate, di natura operativa, utili alla predisposizione e alla efficace attuazione di un sistema aziendale idoneo a prevenire le conseguenze dei reati previsti dall’art. 25-septies, del decreto legislativo n. 231/2001.