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La casa di Bruce Willis immersa nella natura venduta per $ 15 milioni

La star di Die Hard, Pulp Fiction e The Sixth Sense ha venduto ufficialmente la sua proprietà nell’Idaho sul lungolago a Hailey per un valore di 15 milioni di dollari. Diamo un’occhiata alla casa di Bruce Willis!

La casa di Bruce Willis immersa nella natura

L’attore Bruce Willis, famoso per l’avvincente saga poliziesca Die Hard, per il suo iconico personaggio nel cult Pulp Fiction e per aver vestito i panni dell’eroe in numerosi film come Armageddon, ha venduto la sua casa per un valore di 15 milioni di dollari.
L’ex proprietà della star si trova in una magnifica zona sul lungolago a Hailey, nell’Idaho, a sole 12 miglia a sud di Sun Valley. Si tratta della vendita residenziale più grande di sempre della zona.

casa di bruce willis
Tenuta di Bruce Willis (SUN VALLEY PHOTO)

La star di Hollywood ha iniziato i lavori della sua proprietà nel 2003, ricostruendola completamente e scegliendo uno stile lodge, quindi confortevole e accogliente. E’ composta da sei camere da letto, una casetta per gli ospiti e una palestra. Nel giardino che circonda la tenuta Willis si è divertito ad installare ruscelli e stagni, insieme ad una piscina riscalda di dimensioni talmente enormi che ha anche degli scivoli d’acqua, un’altalena con la corda e altri giochi acquatici.

La casa si trova su più di 20 ettari ad Aspen Glade, ed offre una vista mozzafiato sulle montagne circostanti.

La casa di Bruce Willis e la sua piscina mozzafiato

casa di bruce willis
Tenuta di Bruce Willis (SUN VALLEY PHOTO)

La piscina sicuramente attira l’attenzione per i vari scivoli e la caratteristica cascata, e non mancano tutto intorno altre attrazioni acquatiche tra stagni e ruscelli che arricchiscono la proprietà e le conferiscono un’atmosfera ancora più paradisiaca.

In occasione dei lavori di ristrutturazione il proprietario ha anche fatto costruire una casetta appartata per gli ospiti e una palestra super attrezzata, perché si sa le star di Hollywood devono mantenersi in forma!

casa di bruce willis
Tenuta di Bruce Willis (SUN VALLEY PHOTO)

Vista la location naturalistica e le grandi vetrate che abbracciano la casa, la luce naturale di certo non manca, rendendo la tenuta ancora più rilassante. Il legno è l’elemento predominante sia dentro che fuori. Una folta schiera di alberi circonda la casa regalandole privacy e panorami montanari mozzafiato, mentre al suo interno grandi travi decorano il soffitto, pavimenti in legno caratterizzano il piano inferiore e rivestimenti in pietra si sposano perfettamente con lo stile rustico scelto dall’ex proprietario.

Una casa da sogna sperduta tra la natura più rigogliosa ma al tempo stesso dotata di ogni comfort degno di una vera star. Chi saranno i nuovi fortunati inquilini che godranno di tanta meraviglia?

Arredo bagno: Come scegliere una vasca idromassaggio

Una vasca idromassaggio un tempo era considerata un oggetto di lusso, che solo una certa categoria di persone poteva acquistare. Oggi fortunatamente non è più così e anche le marche più prestigiose e di richiamo mondiale, producono e distribuiscono modelli adatti a tutti i tipi di budget, per la gioia di chi ama immergersi e regalarsi un benefico massaggio.
Quali sono gli accorgimenti necessari per acquistare il prodotto più adatto alle esigenze di ognuno e quali errori evitare per comprare la perfetta vasca idromassaggio?

Vasca Idromassaggio - fonte: Decoritaly
Vasca Idromassaggio – fonte: Decoritaly

Arredo bagno: Come scegliere una vasca idromassaggio

Come scegliere la posizione della vasca nel bagno

Dove desiderate collocare la vasca idromassaggio? No, non è una domanda superflua, perché potreste rispondere di volerla in camera da letto ad esempio, oppure nel patio in esterno, soluzioni alternative al classico bagno. La sistemazione in bagno prevede un’attenta valutazione della grandezza dell’ambiente, per evitare vasche sovradimensionate o al contrario troppo piccole. Se avete un bagno dalla morfologia stretta e lunga il suggerimento è di collocarla al fondo e magari prevederla ad angolo. Con un bagno più spazioso si può decidere per una vasca a parete o al centro della stanza.

Posizione Vasche
Posizione Vasche in un bagno

Scegliere il tipo di vasca idromassaggio

Le vasche idromassaggio possono essere pannellabili o a incasso. Nel primo caso, la vasca pannellabile è decisamente più pratica e non sono necessari particolari lavori, una soluzione meno impattante rispetto al tipo da incasso. Quest’ultimo modello ha bisogno di opere murarie utili a inserirla nella struttura che la conterrà. E’ possibile creare delle pedane con una struttura di legno o in muratura, accessibile con dei gradini dove incassare la vasca. Se il pavimento è abbastanza spesso, si può prevedere di posarla direttamente a terra.

Vasche in murature e Vasche ad incasso
Vasche in murature e Vasche ad incasso

La forma della vasca

Tante le soluzioni, diverse forme per adattarsi al meglio allo spazio disponibile. Le vasche idromassaggio dalle sagome regolari e arrotondate sono quelle con le dimensioni più simili a vasche da bagno tradizionali, all’incirca 70-80 cm di larghezza e 170-180 cm di lunghezza. Possono quindi essere allocate al posto delle vasche comuni occupando uno spazio minimo.
La forma angolare è quella più in grado di fruire lo spazio maggiore occupando meno spazio in grado anche di ospitare due persone. In commercio, esistono vasche idromassaggio angolari con misure diverse per lato, che possono quindi essere più profonde da un lato e meno nella parte perpendicolare.
Se lo spazio è molto generoso, le rotonde e le quadrate saranno perfette e molto scenografiche.

Vasca Rotonda - Fonte: internicasa
Vasca Rotonda – Fonte: internicasa

I materiali della vasca

Resistenza agli agenti chimici, praticità nella pulizia sono ad esempio, elementi da considerare nella scelta dei materiali costruttivi della vasca idromassaggio.
L’abs è il materiale utilizzato per la realizzazione di docce e vasche, un materiale quindi perfetto per la resistenza all’acqua e che ben resiste agli agenti chimici.
Il metacrilato è un materiale molto facile da modellare per elaborare anche le forme più inconsuete, utile quando è necessaria una sagoma inconsueta.
Il Cristalplant è eccezionale a contatto con la pelle per il piacere vellutato che procura, inoltre è un materiale che ha la capacità di rigenerarsi da graffi e usura, passando semplicemente una spugna abrasiva. L’unica pecca è il costo, per il momento molto elevato.

vasca in Cristalplant - Fonte: bagnoitaliano
vasca in Cristalplant – Fonte: bagnoitaliano

Gli accessori indispensabili per una vasca idromassaggio da sogno

Sono tanti e tutti utili gli optional da scegliere quando si ha una vasca idromassaggio.
Per rilassarsi al meglio è consigliabile l’acquisto di un poggiatesta. Basterà scegliere tra le tante forme ergonomiche disponibili, diverse per colore e materiale.
Importante anche il fondo antiscivolo, per evitare incidenti, creati in materiale antisdrucciolo o con forme a rilievo.
Per chi ama la musica, importante perché contribuisce al relax, esistono in commercio impianti stereo resistenti all’acqua che possono essere integrati nella vasca, oppure poggiati in esterno. Disponibili anche i televisori anch’essi studiati e progettati per non subire danni dal contatto con l’acqua.
Mensole portaoggetti, cuscini dorsali, tutto per garantire il massimo benessere.

Accessori vasca idromassaggio
Accessori vasca idromassaggio

Divani e poltrone che passione! Design e tendenze

Dopo una giornata di duro lavoro, finalmente arriva il momento del relax, due fedeli alleati sono pronti ad entrare in scena: divani e poltrone! Allontanarsi dal caos quotidiano per concedersi un piacere, un attimo di riposo, magari davanti ad un camino, per leggere un libro o semplicemente per guardare quel film che tanto abbiamo aspettato… ma perchè tutto sia perfetto serve un buon divano od una comoda poltrona!

divano
Poltrone e divani per un sano relax! (photo credits: reddit)

Divani e poltrone stile retrò

Per questo motivo i nostri cari divani e poltrone meritano davvero di una giusta attenzione nel momento in cui si decide di fare un’acquisto. Vediamo nello specifico come veicolare gusti e scelte. La linea da seguire per quanto riguarda i divani è quella del reinventare i modelli che degli anni sessanta e settanta ridonando modernità a modelli classici: la linearità di sedute e cuscini caratterizzano i divani che si presentano sia a due o tre posti ma anche in versione angolare. Emerge l’uso di effetto trapunta su braccioli e spalliere mediante bottoni rivestiti dello stesso materiale e colore dell’intero pezzo. Inoltre molto diffusi sono i modelli con gambe scoperte per dare slancio e leggerezza a questi arredi di vero comfort.

divano pelle
Divano in pelle (photo credits: donnaclick)

Per quanto riguarda le poltrone, invece, si va da un’estremo all’altro ovvero si trovano sia modelli dal design molto innovativi sia in materiali che in strutture (poltrone a forma di cuore, di mano, di cerchio ed esempi di questo tipo), sia dal design molto classico come sedie studio. Uno stile molto in voga per poltrone e divani della nuova collezione è lo stile british, che riprende i lineamenti e gli aspetti del design londinese con spalliere molto ampie e imponenti.

divani e poltrone

Divani e poltrone che passione!

I materiali si prestano a tutte le esigenze quindi si va dalla pelle e simil-pelle dai toni molto classici, a tessuti più pratici. Anche per i colori largo spazio alla fantasia: dai colori più accesi del rosso, giallo, verde, blu, arancione, per passare a tinte pastello più tenui come bianco, avorio, grigio. Il tocco di ritorno alla classicità è dato dal colore marrone che conferisce quel tono vintage ricercato ma al tempo stesso attuale.

Una vera “moda”, in verità da qualche anno, è lo stile shabby chic. Troviamo infatti modelli in legno in stile grezzo dai toni del bianco, crema, grigio chiaro, che prevedono un’imbottitura fatta di cuscini da tessuti molto semplici e dai colori pastello. Il tutto per conferire ai propri salotti semplicità e raffinatezza. Le poltrone in questo stile sono sicuramente arricchite da coperture in pizzo o centrini ad uncinetto.

shabby chic - divani e poltrone
Divano in stile shabby chic (photo credits: ixmatch)

L’idea resta quella di voler mantenere un design lineare, che punta agli elementi naturali, con un aspetto molto semplice, senza eccessi per conferire linearità all’arredo.

Insomma le tendenze per divani e poltrone riescono ad accontentare proprio tutte le esigenze, anche se è bene ricordare, prima della scelta, il vero valore aggiunto di questi nostri “compagni” di riposo: confort e relax!

Camini e stufe tutto quello che devi sapere per scegliere

Camini e stufe sono da sempre le migliori alleate per l’inverno, il periodo freddo dell’anno, in questo articolo tutto quello che devi sapere per scegliere!

Cosa c’è di più magico e rincuorante che stare seduti vicino a un caminetto od una stufa?

caminetto
Caminetto a bio etanolo “Incasso” di maisonFire.

Camini e stufe tutto quello che devi sapere per scegliere

Stufe

Per quanto riguarda le stufe, si può dire che sono la soluzione più diffusa e comoda per il riscaldamento delle proprie abitazione e si può scegliere tra diverse tipologie: in ghisa ad aria calda, a convenzione naturale, ad aria calda ventilata, per riscaldare l’acqua. Un modello di stufe molto consigliato è quello delle stufe a legna: si tratta di sistemi che, tra l’altro, simulano bene l’effetto del focolare. Questi modelli si presentano in diverse versione, alcune sembrano dei veri e propri caminetti (hanno una forma simile) e la portellina è spesso trasparente con decori in ferro battuto molto particolari. Poi ci sono i modelli che prevedono il tubo per l’aria visibile dall’alto verso il basso, mentre altri che non lo presentano evidente. Alcune stufe hanno anche una base sopra predisposta per il riscaldamento di vivande, o in dotazione veri e propri piccoli forni. Altre stufe invece presentano un design davvero moderno prediligendo forme lineari, longilinee e dai colori decisi come bianco e nero realizzate in materiali laccati. Questi ultimi sono di certo i modelli che si inseriscono in quelle abitazioni che fanno delle proprie stufe un vero e proprio complemento d’arredo.

stufa
Stufa a pellet “Plasma” di Skia Design.

Camini

Per quanto riguarda i camini la scelta è più mirata e “condizionata” alla dimensione della stanza, ma anche in questo caso ci sono diverse proposte. I modelli si presentano sempre nelle tipologie in ghisa ad aria calda, a convenzione naturale, ad aria calda ventilata, per riscaldare l’acqua. Le tendenze proposte per il 2018 puntano molto su un design lineare e moderno, dove l’innovazione gioca la sua carta vincente: i caminetti diventano veri e propri quadri su pareti a cui non si può fare a meno di resistere, con ingombri assai ridotti rispetto alle precedenti versioni. Ciò consente anche di sfatare l’idea che il caminetto sia una fonte di riscaldamento adatta solo per ambienti rustici e pianterreni; le proposte innovative consentono di dotare di caminetti ogni stanza della casa e soprattutto anche chi sta in città, in un condominio può usufruire di questo tipo di servizio di riscaldamento. Per i più “tradizionalisti” non mancano le versioni più classiche con tipologie di caminetto che arredano veri e propri angoli per “ritrovarsi” in famiglia o tra amici, in versione sia angolare che frontale.

camini e stufe
Camino moderno  (photo credits: maisonfire)

Infine va precisato che, per camini e stufe, la variante a legna è solo una delle proposte, in quanto una delle ultime soluzioni è il pellet. Ovviamente con i nuovi modelli si cerca di affrontare anche la questione ambientale del risparmio energetico, molte stufe e camini sono realizzati in materiali idonei, ad esempio la ghisa, molto diffuso per il fatto di essere riciclabile al cento per cento, per una maggiore durata ed un’eccellente conduzione termica.

Insomma per decidere tra camini e stufe c’è solo l’imbarazzo della scelta! L’unica certezza è che ad un acquisto del genere non si può rinunciare, anche in considerazione del bonus statale del 65% riservato a chi installa caminetti o stufe. Cosa aspetti… corri al caldo seguendo le tendenze 2018 di stufe e caminetti!

 

18 sentenze fondamentali che devi conoscere per lavorare in sicurezza

Vuoi sapere come applicare al meglio la normativa sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro al fine di ridurre drasticamente infortuni e malattie professionali ed allo stesso tempo salvaguardare dai possibili attacchi della magistratura le figure responsabili principali quali datore di lavoro, responsabile della sicurezza, dirigenti e preposti?

In questo articolo verrai guidato dalle ultime sentenze della corte di cassazione penale, che rappresenta l’espressione più alta della magistratura, nella giungla applicativa del TESTO UNICO DELLA SICUREZZA al fine di esplicitare le condizioni in assenza delle quali un’azienda, il suo datore di lavoro, principale destinatario delle imputazioni penali in campo sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, e le principali figure di responsabilità, non possono difendersi di fronte alla legge in caso di infortunio o malattia professionale.

Poni la massima attenzione!

Come difendersi dalle responsabilità penali in campo sicurezza: applica i principi contenuti nelle sentenze ed eviterai di sbagliare!

Datori di lavoro, Responsabili del Servizio Prevenzione e Protezione, Dirigenti, Preposti, Consulenti della Sicurezza, Medici Competenti, tutti concordano sul fatto che l’applicazione delle normative contenute nel D.Lgs.81/2008 e s.m.i., Testo Unico Della Sicurezza, siano imprescindibili e necessarie al fine di ridurre il più possibile infortuni e malattie professionali. Eppure, in Italia i numeri relativi al problema sicurezza sono tutt’altro che rassicuranti: circa 607mila infortuni accorsi nel 2013 di cui 740 con esito mortale e oltre 51mila denunce di malattia professionale (fonte “Il sole 24 ore”).

Di chi è la colpa? Chi e cosa cerca la Magistratura al fine di individuare correttamente il vero colpevole dell’accaduto, a maggior ragione se ritiene di essere in presenza di reati quali omicidio colposo e lesione personale colposa commessi con violazione delle norme sulla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro?

Le risposte a queste domande vengono da una fonte autorevole, ovvero dal Prof. Raffaele Guariniello, Magistrato di Cassazione, dal 1992 Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Torino: le sue parole, siano esse espresse nei convegni che presiede piuttosto che contenute nei libri che scrive (“Il Testo Unico Sicurezza Sul Lavoro commentato con la giurisprudenza”, Ipsoa, 2014) sono chiarificatrici ed esprimono la direzione della magistratura.

Innanzitutto, occorre distinguere due grandi aree, o mappe come le chiama lui: la mappa del potere, costituita dai datori di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ovvero da coloro che hanno i poteri decisionali e di spesa e la mappa delle competenze, costituita da RSPP, Medici Competenti, Consulenti, Coordinatori della Sicurezza, ovvero da coloro che hanno la conoscenza tecnica.

Le due mappe sono poi del tutto interconnesse, così come stabilito dalla sentenza della cassazione n.22294 del 29 maggio 2014 dove un DL (Datore di Lavoro) ed un Direttore di stabilimento sono stati condannati per un infortunio mortale di un lavoratore addetto ad un macchinario pericoloso perché l’uno e l’altro erano a conoscenza del pericolo insito nella conformazione del macchinario stesso in quanto il problema era stato debitamente segnalato dal RSPP già prima dell’infortunio.

Che il binomio potere e competenza sia imprescindibile è anche contenuto nel Testo Unico, dove all’ art. 28 comma 2 lettera d) ci impone di definire l’organigramma aziendale della sicurezza definendo i ruoli a cui deve essere affidato il potere di attuare le misure della sicurezza: ruoli che devono possedere le idonee competenze!!

Analizziamo allora le figure ritenute Responsabili dalla Magistratura (DL, Dirigenti/Preposti e RSPP) e come è possibile salvaguardarle.

E’ chiaro che il DL, il vero datore di lavoro, è la figura sulla quale si concentrano tutte le indagini penali: il DL effettivo, però, non quello formale, quello correttamente definito nell’art.2 comma b) del D.Lgs. 81/08 ovvero colui che esercita i poteri decisionali e di spesa nell’ambito dell’organizzazione.

La sentenza della Cassazione n.39158 del 23 settembre 2013 ricorda che la legge non prevede la delega della posizione stessa della funzione di datore di lavoro, questo significa che non è possibile delegare a nessuno la responsabilità della figura, a prescindere dai poteri consegnati e a nessun prezzo. La sentenza n.37738 del 13 settembre 2013 specifica, poi, che il datore di lavoro è quello di fatto non quello di diritto: si può arrivare ad identificare il DL addirittura al di fuori dell’organizzazione lavorativa, per esempio un proprietario aziendale che vive all’ estero. I reati contestati a queste persone che all’ interno dell’azienda non hanno alcuna qualifica, sono proprietari ma formalmente non figurano, sono comunque pesanti: si veda il caso dell’ILVA di Taranto (cassazione 4 aprile 2013 n.15667) dove si parla di omissione dolosa di cautele infortunistiche (437 del c.p.) e di disastro ambientale (doloso o colposo, 434 e 449 del c.p.).

Il DL è caratterizzato, quindi, dai pieni poteri di decisione e di spesa, non limitati da badget decisi da altri!

La tendenza della magistratura è quella di puntare in alto: non si accontenta della figura proposta dall’ azienda come DL, non cerca di incriminare solo l’Amministratore Delegato o il Presidente del CDA: in una società per azioni, sentenza della cassazione n.4968 del 31/01/2014, “gli obblighi inerenti la prevenzione dagli infortuni e l’igiene sul lavoro previsti dalla legge a carico del datore di lavoro gravano indistintamente su tutti i componenti del consiglio di amministrazione” (questo è il DL in una SPA). Il concetto era già stato espresso anche in un’altra sentenza, n. 49402 del 9/12/2013, dove si affermava che oltre che sul DL, “su tutti i membri del CDA incombe il compito di valutare i rischi per la sicurezza e di individuare le misure di prevenzione e protezione”.

Il problema della individuazione del DL si complica quando una impresa ha più strutture, più stabilimenti, più sedi: dall’art. 2 comma 1 lettera b) del D.Lgs. 81/08, il DL può essere individuato anche nell’ambito di una singola unità produttiva, che è tale se possiede autonomia tecnico funzionale e finanziaria rispetto alla “unità madre”. Una sentenza della 4a Cassazione specifica meglio il concetto di autonomia tecnico funzionale e finanziaria: “l’unità produttiva deve avere una sua fisionomia distinta, presentare un proprio bilancio e poter deliberare in condizioni di relativa indipendenza il riparto delle risorse disponibili operando le scelte operative confacenti le proprie necessità organizzative e produttive”. E’ evidente che secondo la precedente definizione non tutte le sedi distaccate, sia produttive che non, possiedono i requisiti di unità produttiva, da cui deriva l’inquisizione di un solo DL per tutte le sedi.

Una delle difese del DL è quella di ricorrere all’ uso della delega di funzioni: l’art.16 del T.U. prevede la delega per quasi tutti gli obblighi di sicurezza, a meno della Valutazione dei Rischi e della nomina del RSPP. La delega però per essere ritenuta valida deve essere fatta rispettando i requisiti dell’articolo stesso; in particolare,

  • La delega è valida se viene rilasciata a persona avente l’esperienza e la professionalità richieste dalla specifica natura delle funzioni che vengono delegate, infatti la sentenza della cassazione n. 15028 del 01/04/2014 sottolinea che “occorre dimostrare che il delegato sia soggetto in possesso delle necessarie conoscenze tecnico scientifiche in materia di sicurezza sul lavoro e dotato di particolare esperienza nella organizzazione dei presidi antinfortunistici”. La dimostrazione presuppone la presenza di una prova (documentale ufficiale) altrimenti la delega non è valida!
  • La delega è valida se è specifica, ovvero deve contenere i poteri e non le responsabilità (che sono compito della magistratura): organizzazione, gestione, disponibilità finanziaria (sentenza c.c. 37749 del 2013) e deve affrontare il problema della concessione del potere di sospensione dell’attività (quando è necessario sospendere l’attività per la presenza di quali rischi? Come deve avvenire la sospensione? Con che modalità? ecc. ). Un esempio classico è la rilevazione da parte dell’organo di vigilanza di una mancanza e la richiesta di mettere a posto l’attività in un tempo definito: non si può continuare a lavorare, si passa dalla colpa al dolo, ovvero omissione dolosa di attività antinfortunistiche.
sicurezza sul lavoro
Sicurezza sul lavoro. Photo credit: Voltamax by pixabay

La correttezza della delega non basta ad esimere il DL dai suoi obblighi: occorre vigilare sul proprio delegato (art.16 comma 3 del T.U.). Per verificare questo obbligo la Magistratura può adottare due strade, a seconda della complessità aziendale:

  1. In una piccola azienda, dove il DL conosce tutte le attività aziendali, se la violazione può essere ricondotta ad una prassi non risulta esimente dalle responsabilità dichiarare di non conoscere questa prassi. Chiaramente non è un criterio univoco ed oggettivo, basti pensare al CDA di una SpA: è ragionevole che i membri dello stesso possano conoscere tutte le prassi aziendali? Certamente no!
  2. In una azienda più strutturata, la sentenza di c.c. n.15028 del 01/04/2014 ha individuato un criterio dove si dice che “la vigilanza deve riguardare la correttezza della complessiva gestione del rischio da parte del delegato, individuando degli indicatori della sicurezza da controllare”. Alcuni di questi indicatori potrebbero essere il numero degli infortuni, le malattie professionali (numero, gravità, dinamica), la tempestività di comunicazione delle prescrizioni impartite dall’ organo di vigilanza, i giudizi rilasciati dal medico competente, le relazioni periodiche del rspp e del MC. Infatti, nella sentenza di c.c. n.9505 del 27/02/2013 il DL è stato condannato per infortunio mortale in presenza di delega perché tre mesi prima dell’infortunio ne era accaduto un altro identico: questo rafforza i concetti di vigilanza, acquisizione ed elaborazione dei dati al fine di garantire l’adeguatezza dello scopo della delega.

La delega è utile al DL per esonerarsi da responsabilità ma non è necessaria per fondare la responsabilità del Dirigente e del Preposto. Oltre a parlare di DL di fatto, si parla anche di Dirigente/Preposto di fatto ovvero di coloro che esercitano concretamente i poteri giuridici del dirigente o del preposto: non occorre accettare o meno la delega perché come dirigente o preposto ci si deve occupare di sicurezza sul lavoro e come tali si può essere imputati e condannati. L’esempio lampante è riportato nella sentenza n.22246 del 29/05/2014 dove viene condannato per un infortunio il preposto che concretamente (di fatto) espletava la carica pur senza averne ricevuto l’investitura (non vale come giustificativo): vale il principio di effettività.

E’ importante ricordare che la delega non può essere fatta al lavoratore che è e deve rimanere il beneficiario delle azioni di tutela. Tali azioni hanno il loro fondamento in uno degli aspetti più importanti, su cui si fonda l’intero T.U., e non delegabili da parte del DL: la valutazione dei rischi.

Non è sicuramente questa la sede per affrontare la complessità della valutazione e del documento che ne contiene i risultati (la relazione), ma è utile ricordare che la valutazione dei rischi deve essere effettuata per tutti i rischi ragionevolmente prevedibili (sentenza della c.c. n.25213 del 13/06/2014): tale supposto va ricercato per esempio nella storia dell’azienda, negli infortuni occorsi o in quelli di settori analoghi. Alla omessa valutazione (rischio non valutato) è equiparata la valutazione insufficiente, inadeguata, incompleta. A tal proposito è necessario elencare quei rischi che vengono a torto trascurati ma che divengono importanti se finalizziamo la valutazione alla difesa delle parti in gioco:

  • Rischio alcool e droga, con obblighi di sorveglianza sanitaria e di controlli dell’alcolemia e delle sostanze stupefacenti almeno per le mansioni contenute nell’ allegato I dell’Accordo Stato Regioni del 2006 per l’alcool e del 2007 per le sostanze stupefacenti;
  • Rischio di incidente stradale, si ricorda la sentenza n.38129 del 17/09/2013 dove un autista, su richiesta da parte del DL a trasportare dei materiali con un furgone, in una strada in discesa piena di curve non riesce a frenare perché il sistema frenante è difettoso: il DL viene condannato perché l’attrezzatura di lavoro non era in condizioni di efficienza.
  • Rischi derivanti dall’ utilizzo ragionevole dell’attrezzatura di lavoro;
  • Ritmi lavorativi, nella sentenza della c.c. n.7956 del 19/02/2014 il DL è condannato per elevata intensità dei ritmi di lavoro;
  • Sovraccarico di lavoro.

Uno dei grandi passi avanti fatto dal T.U. è quello di considerare il lavoratore come un soggetto di prevenzione, cioè creditore e debitore di sicurezza: all’art.20 sono richiamati tutti gli obblighi del lavoratore, tra cui prendersi cura della propria e dell’altrui incolumità, ma…e questo è un grande ma… conformemente alla formazione ricevuta: occorre scongiurare che il comportamento incauto del lavoratore sia frutto di carenza di formazione. Da questi assunti nasce la necessità di effettuare una verifica della formazione ricevuta (verifica dell’apprendimento), nei modi ritenuti opportuni dalla organizzazione aziendale ma con la finalità di consegnare l’idoneità al lavoro al dipendente che dimostra di aver compreso le regole (procedure, modalità operative, ecc.) della propria mansione. Oltre alla verifica iniziale, la sentenza della c.c. n.38129 del 17/09/2013 parla anche di verifica quotidiana (vigilanza) del mantenimento della capacità sempre a carico del D.L. e del Dirigente (art.18 comma 1 lettera C del T.U.).

L’altro grande pilastro del sistema antinfortunistico aziendale è costituito da chi detiene la mappa delle competenze ovvero dal sistema di prevenzione e protezione e dal suo responsabile (RSPP). Il suo ruolo però, per essere del tutto efficace, deve possedere le seguenti specifiche:

  • L’RSPP non deve mai autocensurarsi, deve pensare solo alla sicurezza ed alla prevenzione, mai ai costi che occorre sostenere perché la ricerca della responsabilità penale dell’RSPP è diventata ormai una linea guida della prassi giuridica;
  • L’RSPP deve essere una unità organizzata con mezzi, persone, strumenti. Il datore di lavoro deve rendere efficiente il servizio di prevenzione come si è visto nella sentenza della c.c. n.29770 del 20/06/2013 dove viene condannato l’A.D. per mancata applicazione dei presidi di sicurezza che discende dal non aver consentito all’ RSPP pur nominato di svolgere con effettività il servizio;
  • L’RSPP non deve svolgere compiti di vigilanza ma avvertire i diretti responsabili quali preposti e/o dirigenti, altrimenti viene accusato anche per ciò che non gli compete.

L’atto di nomina dell’RSPP non è un atto di delega (sentenza della c.c. n.20682 del 21/05/2014) ovvero con cui il DL trasferisce delle responsabilità, ma risponde penalmente quando non compie il suo dovere di informare o omette di segnalare situazioni di rischio che ha l’obbligo di conoscere (conoscere ragionevolmente utilizzando la prudenza, la perizia, la regola dell’arte): nella sentenza del 23/09/2013 n.39158, l’RSPP viene condannato per il mancato funzionamento di un microinterruttore che ha causato la morte di un lavoratore perché di tale fatto era stato informato il giorno prima.

La maggior parte delle sentenze riportate in questo articolo avrebbero perso almeno parte dei loro capi di imputazione, soprattutto quelli relativi alla vigilanza, se il DL avesse adottato e correttamente mantenuto (art.30 del T.U.) un sistema di organizzazione e controllo della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. Chiaramente non un sistema qualsiasi ma quello adeguato alla realtà aziendale e che se messo in atto possa garantire la riduzione se non l’eliminazione degli infortuni e delle malattie professionali che potrebbero coinvolgere i lavoratori.

Una linea guida efficace per tale sistema è contenuta nel D.M. 13/02/2014 “Procedure semplificate per l’adozione dei modelli di organizzazione e gestione nelle piccole e medie imprese” che può essere considerato senza dubbio uno dei decreti chiave per aiutare il DL nella predisposizione ed efficace attuazione dei modelli di organizzazione e di gestione della sicurezza nelle piccole e medie imprese. Tale modello organizzativo (art. 30, comma 5-bis, del decreto legislativo n. 81/2008 e s.m.i.,) riporta indicazioni gestionali semplificate, di natura operativa, utili alla predisposizione e alla efficace attuazione di un sistema aziendale idoneo a prevenire le conseguenze dei reati previsti dall’art. 25-septies, del decreto legislativo n. 231/2001.

Corrosione e ossidazione delle superfici metalliche: perche’ succede?

Corrosione e ossidazione interessano la maggior parte dei metalli e le loro leghe e le superfici metalliche: ma come funziona il meccanismo alla base della corrosione?

Alcune caratteristiche fisico-chimiche dei metalli contribuiscono in maniera determinante a modificare, nel corso del tempo, l’aspetto esteriore e in particolare quello cromatico dei materiali metallici. Si tratta di fenomeni naturali che agiscono in tempi relativamente lunghi. Uno di questi è la corrosione.

I meccanismi secondo i quali la corrosione si verifica possono essere due: la corrosione chimica e la corrosione elettrochimica.

La corrosione chimica è una reazione eterogenea tra il materiale metallico e un’altra fase che può essere liquida o gassosa.

Un esempio tipico è la reazione che il ferro produce ad alte temperature con l’ossigeno presente nell’atmosfera. Questo processo porta alla formazione di uno strato più o meno aderente di prodotti della corrosione sulla superficie del metallo, strato che separa fisicamente il metallo dall’ambiente.

Corrosione ed ossidazione
Corrosione ed ossidazione. Photo credit: Mimzy

Il processo non è accompagnato da passaggio di corrente elettrica ed è piuttosto raro che non si verifichi in concomitanza con altri tipi di corrosione.

La corrosione elettrochimica è il tipo di corrosione più comune a temperatura ambiente.

Per l’innesco di un processo corrosivo non occorre il contatto di due metalli diversi in quanto i materiali metallici di uso industriale sono sempre leghe (quindi non sono costituiti da un’unica fase) e pertanto si possono formare aree anodiche e catodiche a causa di inclusioni, imperfezioni superficiali, sollecitazioni superficiali ecc.

Quando un metallo viene a contatto con un elettrolita (la soluzione acquosa di un sale, un acido o una base) diventa sede di corrosioni elettrochimiche.

In questi metalli esiste una eterogeneità che determina il cosiddetto effetto pila: una corrente elettrica circola tra l’anodo e il catodo e la zona dell’anodo viene attaccata.

Gli ioni metallici dell’anodo e gli ioni del catodo, avendo cariche rispettivamente positive e negative, si muovono nell’elettrolita in direzioni opposte. Quando si incontrano possono reagire formando dei prodotti di corrosione.

La disposizione di questi prodotti condiziona la velocità della corrosione stessa. In certi casi i prodotti di corrosione possono andare in soluzione o trasformarsi in gas, in altri possono dar luogo a un composto insolubile che non è in grado di proteggere la zona corrosa. Spesso si formano dei composti insolubili che vanno a ricoprire la superficie del metallo con uno strato aderente e continuo che rallenta notevolmente, o addirittura arresta, la corrosione. Quest’ultimo processo viene definito passivazione, e il metallo viene detto passivato o passivo.

Alcuni metalli, come ad esempio l’alluminio, il ferro, il cromo e il titanio, quando sono esposti all’azione di un ambiente ossidante tendono a diventare più nobili, cioè meno soggetti alla corrosione di quanto non lo fossero in origine.

Sulla superficie del metallo si forma una sottile pellicola di ossido che, entro certi limiti, protegge il metallo dalla corrosione. Questa patina ha solitamente un colore diverso da quello del metallo originale, e con il tempo tende a cambiare ulteriormente, in genere diventando più chiara o più scura. In questo caso si parla di superficie ossidata (o patinata), una superficie che, dal punto di vista cromatico, è in continua trasformazione.

Tra gli esempi più noti vi è sicuramente il rame delle coperture, che a contatto con l’umidità diventa opaco assumendo un colore bruno e dopo molto tempo si ricopre di uno strato di ossido verde. Più o meno in questo modo si comportano i materiali metallici che derivano dal rame, alcuni acciai, il piombo e, in misura inferiore, anche l’alluminio e lo zinco. La patina di ossido ha un colore diverso per ogni metallo.

Se per qualche ragione la patina protettiva si deteriora, la corrosione prosegue fino a bucare il metallo. Quando la patina viene lacerata dal movimento dell’elettrolita o da particelle solide in esso contenute, si innesca un altro processo di corrosione: la corrosione-erosione, caratterizzata da una progressione in direzione preferenziale.

In genere questi processi non avvengono mai singolarmente, pertanto i processi corrosivi sono sempre più complessi di quanto possa essere descritto. Vi sono tuttavia alcuni accorgimenti, che vanno integrati durante la fase di progettazione, per limitare gli effetti della corrosione.

Halloween 2018: trick or treat?

Halloween 2018: trick or treat?

Siamo pronti ad accogliere fantasmi per Halloween 2018, quando spiriti maligni nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre invaderanno le nostre case? Halloween è un’usanza anglosassone, ma soprattutto americana che da pochi decenni si è italianizzata.  Durante la notte più macabra dell’anno sia grandi che piccini si impegnano a creare il clima adatto ai festeggiamenti. I nostri piccoli vogliono travestirsi da strega o da zucca per andare a rapinare di delizie i condomini. Noi adulti invece trasformiamo le nostre case per renderle spaventosamente adatte ad accogliere mostri, streghe e fantasmi. E quando i bambini bussando alla porta chiederanno: ‘trick or treat?‘ ovvero ‘Dolcetto o scherzetto?’ mi raccomando, non fatevi trovare a mani vuote! Delizie e dolciumi non dovranno mancare!

Ecco quindi alcuni consigli da seguire per un Halloween 2018 spaventosamente indimenticabile!

Halloween 2018: come arredare la casa

Abbiamo raccolto alcune idee da cui prendere ispirazione per arredare casa in tema Halloween: si inizia da una casa scenografica con pareti decorate da far paura a tutti gli ospiti che faranno visita in questi giorni.

Ecco alcune idee low cost per arredare casa e rappresentare al meglio il tema di Halloween:

Decorare casa per Halloween richiede molta attenzione per i dettagli, sono questi che faranno la differenza, sopratutto se “fai da te”. L’obiettivo sarà creare una casa mostruosa, ogni stanza in questo periodo deve mettere davvero paura!
I colori che devono prevalere sono : nero, grigio, bianco e arancione.

L’ingresso di casa deve essere la zona più addobbata, pipistrelli alle pareti, ragnatele su scale e porte daranno un’impatto di terrore a chi varcherà la porta di casa. Le decorazioni che non dovranno mancare sono:

  • alberelli di Halloween, arredo facile e low cost: basta prendere un paio di rami secchi, dipingerli di nero e addobbarli con di piccoli pipistrelli neri, bianchi o arancioni realizzati con del cartoncino. Semplice vero?
Halloween 2016: trick or treat?
Un esempio di albero di halloween. (photocredit: made-in-china.com)
  • Effetto ragnatela”: occore il cotone idrofilo, lo trovate anche al supermercato, realizzate facilmente e a basso costo.
Halloween 2016: trick or treat?
L’effetto della ragnatela nelle case non può mancare! (photocredit: nanopress.it)
  • Addobbi per la tavola: per completare l’arredo di casa addobbate la tavola con centritavola e decorazioni in tema, date sfogo alla fantasia purché l’effetto sia davvero mostruoso. Decorare le pareti di casa in questo periodo dell’anno è divertente perché tutto è concesso.
  • Finestre di casa addobbate per incutere terrore: Addobbare le finestre di casa per Halloween è divertente e low cost. Scegli il mood che vuoi rappresentare, scegli le sagome adatte per le tue finestre, realizza i disegni più mostruosi su dei cartoncini neri e attaccali alle finestrel’effetto dall’esterno sarà spaventoso!! Online si trovano moltissimi file in pdf per le siluette di halloween, prendi ispirazione da quelle che abbiamo scelto noi:
  • Lanterne alternative : non solo zucche… Quest’anno vogliamo essere originali e innovativi, le solite lanterne di zucche ormai tutti sanno come realizzarle. Oggi vi ispireremo per realizzare delle nuove lanterne in tema per la notte di Halloween.

Halloween 2018: trick or treat? Idee da indossare!

Anche la scelta del vestito da indossare è fondamentale: per prima cosa non dimentichiamoci che è una festa in stile horror!!! Quindi bisogna evitare vestirti da principessina, calciatore, robin hood o zorro! Il vestito dev’essere molto tetro, inquietante, il più originale possibile se vuoi distinguerti dalla massa, per cui punta tutto sulla personalizzazione e sulla tua fantasia, perché gira e rigira, i vestiti sono sempre gli stessi…

Halloween 2018: I dolcetti

I preparativi per Halloween sono entrati nel vivo, girando per le vie delle nostre città spicca prepotente nelle vetrine dei negozi il colore arancio della zucca. La festa però non sarebbe completa senza i “dolcetti di Halloween” che i bambini la notte del 31 Ottobre, bussando alla vostra porta, chiedono intonando il ritornello “dolcetto o scherzetto?

Ecco una ricetta per spaventare al punto giusto i bambini!
Le dita della strega sono un’idea vincente per la festa di Halloween. Questa spaventosa ricetta farà rabbrividire i vostri bambini che, coinvolti durante la preparazione, rimarranno positivamente sorpresi da questo dolce! Come nella migliore tradizione dei film horror partendo da una base semplice, come quella di pasta frolla, applicando un po’ di fantasia e lasciando correre la creatività è possibile realizzare le dita della cattivissima strega di Halloween!

 

dita-della-strega

Ingredienti

Ingredienti per la pasta frolla
300 gr. di farina
150 gr. di zucchero semolato
150 gr. di burro
1 uovo
2 tuorli
scorza grattugiata di ½ limone da agricoltura biologica
1 pizzico di sale
Ingredienti per le dite della strega
pasta frolla
mandorle intere
marmellata di fragole
acqua q.b.

Procedimento:

  • Iniziate preparando la pasta frolla che costituirà la base dei dolci.
  • Versate la farina sulla spianatoia facendo la fontana. Versate al centro lo zucchero, la scorza di limone grattugiata e il sale.

Consiglio:

E’ preferibile usare un piano di marmo o di metallo come spianatoia.

  • Prendete il burro freddo e tagliatelo a cubetti, poi deponetelo sulla farina.
  • Usando solo la punta delle dita lavorate il tutto cercando di ottenere un insieme di briciole.
  • Unite i tuorli e le uova, e sempre usando la punta delle dita amalgamate il tutto velocemente.
  • Formate una palla con la pasta, avvolgetela con la pellicola alimentare e lasciatela riposare in frigorifero per minimo 30 minuti.
  • Dopo aver lasciato riposare l’impasto della pasta in frigo, cominciate a lavorare la frolla.

Consiglio:

E’ opportuno lavorarla poco, altrimenti il burro potrebbe sciogliersi e a fine cottura sarà dura e non friabile.

  • Tagliate dei pezzi di pasta frolla e create delle piccole strisce del diametro di circa un centimetro e mezzo. Tagliate ciascuna striscia in pezzi lunghi 6-7 centimetri e cominciate a modellare ciascun pezzo per creare un dito. Schiacciate leggermente la punta per creare lo spazio dell’unghia e, servendovi di un coltello, create le pieghette tipiche delle dita.
  • Mettete una mandorla intera sulla punta di ogni dito e spolverate i biscotti con lo zucchero. Disponete i biscotti su una teglia imburrata ed infarinata oppure coperta con un foglio di carta da forno ed infornate a 180° per circa 10 minuti, fino a quando i biscotti saranno dorati.
  • Mentre i biscotti sono in fase di cottura, sciogliete in un pentolino a fuoco basso, due cucchiai di marmellata di fragola diluiti con un po’ d’acqua per ottenere il “finto sangue” che renderà ancora più spaventosi i vostri biscotti! Il liquido andrà posto nel contorno delle unghie alla fine della cottura.

Queste sono solo alcune delle tante idee e suggerienti per un Halloween da brividi!

Se i nostri consigli vi sono sembrati utili ed interessanti condivideteli con amici, ne seguiranno altri!

Paesaggio: introduzione al concetto

Cosa è “Paesaggio”?

Tutti noi almeno una volta ne abbiamo pronunciato la parola: pa-e-sag-gio ad esempio: <<sto ammirando un paesaggio incantevole>> o più semplicemente << che bel paesaggio!>>… ma a cosa ci riferiamo veramente? Come potremmo spiegarlo o raccontarlo a chi non è lì con noi in quel momento?

Scoprirete che per fortuna non ci verrà concessa una sola risposta ma ce ne sarà una per ogni concezione, capace di cogliere le varie sfumature di quel mondo verde fatto di cultura, architettura, arte, luoghi, società, identità, storia, stratificazioni, scienza, ambiente, leggi,.. ma anche di rispetto, tutela e lungimiranza.

Non a caso nel non troppo lontano 2000, la Convenzione Europea del Paesaggio dedica tutto il primo articolo alla definizione generale di esso: <<Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni;>> (da art. 1a Definizioni, Capitolo l Disposizioni Generali, Convenzione Europea del Paesaggio, Firenze,20 Ottobre 2000).

Paesaggio urbano e landmark
Paesaggio urbano e landmark

Già questo giustifica quanto il paesaggio sia una componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni e di come la loro diversità sia fondamento della loro identità.

Un tema che attraversa la storia e non avrà mai fine.
La comparsa stessa della questione paesaggio racchiude già in sé l’essenza stessa di paesaggio, infatti ponendoci la domanda ne materializziamo il bisogno di identificare in una parola ciò che nel profondo di noi stessi già in qualche modo ri-conosciamo. Proprio come quei filosofi ellenici per cui ciascun uomo porta dentro di se un’anima che conserva il ricordo di ciò che ha veduto e ha conosciuto prima di incarnarsi in un corpo umano. Scrittori come Wordsworth e pittori come Cèzanne, che nella storia hanno sentito il desiderio di immortalarlo, di descriverlo, di raccontarlo. Naturalmente, come già accennato, questo è solo un punto di vista.

Esempio direlazione e compenetrazione tra architettura e paesaggio
Esempio direlazione e compenetrazione tra architettura e paesaggio

Un tema, diverse declinazioni:
La tematica apre un vasto campo di investigazione ed ogni risposta rifletterà diverse sfere declinabili nei diversi ambiti della nostra vita; ed ecco che parleremo di paesaggi nel mondo, di come apprezzarli, di architettura e cultura dei luoghi diversi, e quindi di come questo possa essere occasione di viaggio per noi, di arricchirci di conoscenza di profumi, colori e sapori di terre vicine e lontane, di architetture verdi di epoche passate o salti nel futuro nei luoghi urbani dal design d’avangarde o magari di come noi stessi, nel quotidiano, possiamo crearci un piccolo angolo verde di paradiso e perché no… praticare tecniche ecosostenibili!

Paesaggio interiore: rappresentazione personale del paesaggio dell’Amazzonia
Paesaggio interiore: rappresentazione personale del paesaggio dell’Amazzonia
VIAGGIARE:
  • Alla scoperta dei Paesi e delle loro architetture del paesaggio, dai landmarks famosi, ai giardini nascosti e inscovabili.
  • E per tutti quei “paesaggi” che non si possono cogliere dal vero… ci sono i “paesaggi dell’anima” quello che è dentro ognuno di noi e che alle volte riscopriamo leggendo un libro, che ci permettono di viaggiare col cuore ai luoghi della nostra memoria e alle volte invece scopriamo attraverso storie avventurose ambientate in terre lontane.
  • Ma anche mostre e guide pratiche adatte a prepararsi per conoscere un luogo e ad organizzare un viaggio.
ABITARE:
  • Gli oggetti di design per l’arredo del nostro spazio verde privato dall’attualissimo urban garden cittadino, al giardino italiano di campagna, al parco pubblico.
  • Esempi di ecosostenibilità da riproporre nelle nostre case per uno stile di vita sano e consapevole.
  • A chi rivolgerci per progettare uno spazio verde privato unendo estetica-esigenze-risorse.
  • Le piante e i fiori per ogni stagione da regalare o da coltivare.
MANGIARE:
  • Cosa c’è di meglio se non tuffarsi a capofitto in quei sapori e profumi tradizionali che ci rimarranno impressi nei ricordi?
  • Quindi indirizzi gastronomici utili per assaporare tutto quello che un paese ha da offrirci per una full immersion totale.
  • Consigli logistici su come e quale mezzo di trasporto si presta meglio alle nostre visite alla découverte.
Paesaggio di montagna Alta Soavoia
Paesaggio di montagna Alta Soavoia
PAESAGGIO – PAISAJE – PAYSAGE – LANDSCAPE – LANDSCHAFT

Il bello dell’architettura è che si rifà ad un proprio linguaggio specifico fatto di segni, materia, di pieni e di vuoti, di forme e geometrie, di logiche importanti e sottili che dialogano tra loro e si mettono al servizio dell’individuo, del cittadino, della società, sviluppando un’armonia attraverso le diverse componenti; e perciò un linguaggio comune comprensibile in tutte le lingue del mondo.
Questo studio è affidato ad una figura professionale: l’ architetto paesaggista.

Paesaggio Provenzale,Luberon
Paesaggio Provenzale,Luberon

Cosa un paesaggio può raccontarci:
Scoprire di come anche il semplice passeggiare per una strada possa rivelarci delle sorprese e riferirci degli indizi precisi forse un po’ celati di come quella stessa strada poteva apparire secoli fa e di come quel dettaglio poteva, magari, riferirsi o essere collegato ad uno schema più ampio.

Come scegliere un divano: 5 errori da evitare.

Sicuri di saper scegliere un divano? Si perchè il divano non è solo un mobile d’arredo è molto di più, un concentrato di puro relax che deve essere bello, comodo ed arredare la stanza, ma non riempirla eccessivamente, una presenza “garbata” ma ovviamente funzionale. E’ un elemento fondamentale nel contesto di una casa, sia esso posizionato in salotto che in altri luoghi dell’abitazione, perché punto d’incontro conviviale o anche, perché no, di generose “sieste” pomeridiane.

Per acquistare il divano perfetto, ecco qualche utile suggerimento, un aiuto in aggiunta alla vostra fantasia e al vostro buon gusto, che potrà essere utile nella scelta del sofà dei sogni ed eviterà spiacevoli errori, così da non ritrovarsi con un elemento d’arredo eccessivamente grande o non adatto all’arredo circostante.

Come scegliere un divano: 5 errori da evitare

1 – Le dimensioni del divano

Sembrerà banale ma la prima regola per scegliere un divano è valutare, metro alla mano, lo spazio disponibile per accogliere il divano. Inoltre occorrerà tenere in considerazioni altri riferimenti, come la posizione del sofà rispetto alla tv, che deve prevedere uno spazio sufficiente per una corretta visione, utile a tutte le persone sedute. Un divano proporzionato alla stanza, che non impatti con il mobilio esistente, è funzionale e comodo allo stesso tempo, inoltre non deve intralciare nell’apertura delle ante dei mobili o essere troppo vicino all’ingresso della stanza per non ostacolare il normale andirivieni tra le camere. Nel caso di divano letto prevedere di misurare l’apertura, perché potrebbe capitare di non valutare lo spazio occorrente al letto totalmente dispiegato. Anche in questo caso, deve rimanere spazio sufficiente a poter camminare almeno sui due lati del divano letto.

2 – La forma

In una casa con un ingresso che affaccia direttamente sul living, una valida soluzione può essere quella di scegliere un divano angolare che posto più o meno al centro dell’ambiente sarà perfetto per dividere un’area dall’altra, creando otticamente una spartizione degli spazi. Il divano singolo a due o tre sedute è invece la scelta vincente in quelle camere dalle dimensioni ridotte. Appoggiato a una parete, assolverà il suo compito senza intralciare.

3 – Le nuance

Il colore del divano gioca un ruolo fondamentale che deve quanto più essere coordinato all’ambiente che lo circonda. L’idea di abbinarlo ai tessili della stanza creerà un effetto particolarmente apprezzato dagli amanti del design, quindi via libera agli accostamenti con tappeti, cuscini e tendaggi. Se amate le linee classiche, i rivestimenti a righe saranno perfetti, sia nelle tonalità chiare che scure. Quando la stanza è piccola, scegliere un divano con un colore chiaro contribuirà ad “allargare” otticamente la stanza. Bando quindi ai colori scuri quando la stanza è piccina.

scegliere un divano
Divano di design, modello Borghese, di La Chance.

4 – Quando scegliere un divano in pelle

I divani in pelle sono belli, assolutamente eleganti e adatti a tutti gli arredi, sia classici che moderni. Impeccabili nel donare raffinatezza all’ambiente e insuperabili nel creare calore e morbidezza che si riscontrano al tatto. L’innegabile pecca è la delicatezza che richiedono nell’uso, perché soggetti più a usura rispetto a quelli in tessuto. Inoltre prevedono un’attenta e costante manutenzione per mantenere il pellame sempre morbido così da non screpolarsi. Il consiglio è di non acquistare un divano di pelle se avete animali domestici, come cani e gatti. I nostri simpatici amici sono irruenti e le loro unghie potrebbero essere dannose per il pellame.

5 – Perchè scegliere un divano in tessuto

Allegria, colore e fantasia. Con i tessuti si può giocare e modificare l’ambiente. Scegliere un divano nuovo rivestito di un tessuto frizzante e glamour, è la scelta più pratica per rinnovare l’ambiente. Sinonimo di praticità, i tessuti in commercio offrono un’elevata resistenza alle macchie e inoltre sono idrorepellenti. In una famiglia con bambini ancora piccoli è la scelta vincente, perché con poca manutenzione si avrà sempre un divano perfetto e igienicamente adatto ad accogliere i più piccini. Sempre riguardo ai bimbi piccoli, è preferibile scegliere colori scuri o con fantasie geometriche, evitando il bianco e i colori pastello.

Come apparecchiare la tavola per Halloween, idee originali e spaventose!

Cosa farete la notte di Halloween? Se avete deciso di festeggiare a casa con gli amici, per organizzare una cena davvero mostruosa e spaventosa è necessario che anche la tavola sia decorata in modo adeguato. Ecco allora delle idee e degli spunti per come apparecchiare la tavola per Halloween, in perfetto stile horror!

Come apparecchiare la tavola per Halloween? Zucche di Halloween spaventose

halloween
La tavola a tema Halloween (leitv.it)

La protagonista di Halloween è sicuramente la zucca, che può essere impiegata come centro tavola o come decorazione della stanza! Per seguire la tradizione americana sarebbe divertente intagliare le zucche e creare occhi e bocca per renderla terrificante, appoggiate sulla base una piccola candela… sarà di grande effetto e creerà la giusta atmosfera di paura.

Con le zucche inoltre si possono creare anche dei bellissimi e originali piatti da portata. Basta tagliarla a metà in orizzontale per ricavarne una specie di scodella dove potrete servire i vostri deliziosi manicaretti e dolcetti vari.

Foglie e candele

tavola per halloween
La tavola a tema Halloween (leitv.it)

Anche le foglie ingiallite tipiche del periodo autunnale possono essere usate per decorare la tavola o per la casa in generale. Spargetene un po’ sui mobili, nei vasi e appese alla finestra: creeranno un effetto spettrale. A queste potete aggiungere anche candele e luci soffuse, necessarie per creare un’atmosfera inquietante.

Come apparecchiare la tavola per Halloween? Tovaglie e tovaglioli

tavola per halloween
La tavola a tema Halloween (leitv.it)

Per quanto riguarda i colori predominanti da usare per tovaglia e servizio, l’arancione, il nero e il marrone non possono mancare. Potete optare per una tovaglia nera e tovaglioli arancioni per creare contrasto. In commercio di tovaglioli se ne trovano con stampe davvero singolari ad hoc per questa festa horror: fantasmi, pipistrelli, teschi, oppure perché non utilizzare una tela che ricorda le ragnatele?

Un servizio da paura

tavola per halloween
La tavola a tema halloween (designmag.it)

E poi piatti e posate del vecchio servizio della nonna per un tocco vintage che ricordi la tavola degli avi ormai deceduti, oppure i classici servizi bianchi intervallati da particolari neri perché il black and white si presta ad essere un tema della festa.

Come apparecchiare la tavola per Halloween? Segnaposto originali

tavola per halloween
idea segnaposto per halloween

Un’idea carina ed originale è quella di creare dei segnaposto per gli ospiti e deliziarli con dei piccoli gadget in tema con la festa. Usate delle clementine o degli aranci “mascherati” da zucca disegnando occhi e bocche spaventose.  Un’altra idea consiste nel realizzare dei segnaposto a forma di scopa delle streghe, gadget perfetti per stupire i commensali e rendere indimenticabile il banchetto.

tavola per halloween
idea segnaposto per halloween

Come apparecchiare la tavola per Halloween?Candelabri, ragni e pipistrelli

Per quanto riguarda le decorazioni e gli addobbi di Halloween, un must sono i candelieri e le candele di ogni tipo, poiché sono elementi capaci di rendere l’atmosfera soffusa e misteriosa.

Se siete abili con i lavoretti manuali, perché non realizzare delle lanterne fai da te utilizzando dei vecchi barattoli di vetro o di latta per dare un’aria decadente alla tavola? E non dimenticatevi di appoggiare sulla tavola alcuni animaletti come ragni e altri insetti, corvi neri, pipistrelli e gufi per aiutare a creare un effetto tetro di grande impatto.