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Una casa Carbon Positive che produce più energia di quanta ne consuma

Una società australiana chiamata ArchiBlox ha costruito la prima prima casa carbon positive che produce più energia di quanta ne consuma.

Lo studio di architettura e costruzione australiano ArchiBlox, ha realizzato il primo prototipo di casa prefabbricata al carbonio-positivo nel 2015, ovvero che genera più energia di quella che consuma e che è stata consumata per costruirla.

casa carbon positive
Casa Carbon Positive (archiblox.com.au)

Contemporanea e accogliente, la casa è sormontata da pannelli solari. Il design pensato per questa fabbricazione riesce ad adattarsi a diversi contesti, che sia la campagna o la città. Offre spazi aperti, ariosi e soprattutto luminosi, inoltre giunti flessibili possono far crescere la casa e adattarla alle esigenze degli inquilini. Senza dimenticare poi che è anche davvero molto bella e di tendenza.

casa carbon positive
Casa Carbon Positive (.archiblox.com.au)

La piccola casa sfrutta le risorse naturali per ridurre al minimo l’impatto ambientale, e in più restituisce energia all’ambiente. Un sistema di tubi sotterranei aiutano a raffreddare la casa, e la tecnologia chiamata “involucro edilizio ermetico” evita la dispersione di energia.

“Queste case offriranno ai nostri clienti l’opportunità di vivere una vita in una casa moderna sviluppata attraverso la collaborazione di sensibilità progettuali e nuove tecnologie con aziende affini.”, hanno detto gli architetti.

IKEA e NASA sbarcano su Marte con la nuova collezione Rumdit

IKEA e NASA si preparano a sbarcare su Marte con la collezione d’arredo Rumtid.

IKEA e NASA su Marte

La grande azienda svedese di arredamento low cost ha tra le sue prossime conquiste niente meno che Marte. Dopo aver annunciato una collaborazione con la NASA, sono stati presentati i primi prodotti realizzati appositamente per lo sbarco sul Pianeta Rosso previsto per il 2020.

Ikea e nasa
Rumtid, la nuova collezione IKEA in collaborazione con la NASA (ikea)

L’idea di poter un giorno abitare Marte e colonizzare nuove terre che vanno oltre i confini del nostro pianeta, sembra più reale ora che il colosso svedese ha iniziato la collaborazione con la Mars Desert Research Station, il centro di ricerca della NASA che riproduce le condizioni abitative del pianeta nel deserto dello Utah.

ikea e nasa
Rumtid, la nuova collezione IKEA in collaborazione con la NASA (ikea)

Il nome della nuova collezione, Rumtid, deriva dall’unione di due concetti: spazio “rum” e tempo “tid”. I futuristici prodotti sono stati presentati in occasione dei Democratic Design Days, conferenze annuali organizzate dall’azienda.
Stiamo parlando di un purificatore d’aria, un orto per interni, arredamenti modulari, un terrario, sistemi di illuminazione. Inoltre è stato realizzato un nuovo materiale ultraleggero, creato dalla combinazione di legno e scarti di produzione. Con questo nuovo materiale, elementi tubolari possono essere combinati tra loro in vari modi costruendo pezzi d’arredo personalizzati.

ikea e nasa
Rumtid, la nuova collezione IKEA in collaborazione con la NASA (ikea)

Questo progetto orientato verso Marte e verso potenziali capsule abitative, ha creato l’occasione di poter studiare soluzioni di arredo che possano adattarsi anche ai ridotti spazi che caratterizzano le abitazioni urbane. Approcciandosi alle condizioni più estreme possibili come possono essere delle capsule su Marte, IKEA può concentrarsi anche sull’urbanizzazione e sui piccoli spazi abitativi.

Per prepararsi a questa prova i progettisti dell’azienda hanno soggiornato dentro le capsule hotel giapponesi per riuscire a capire come vivere in ambienti molto piccoli, ed anche all’interno di un simulatore nel deserto dello Utah.

Una studentessa di design realizza mobili fatti con il letame, moderni e riciclabili. Che ne pensi?

Una studentessa dell’Università di Birmingham, Regno Unito, ha dato una nuova vita allo sterco di mucca. Ha creato dei mobili fatti di letame, modellando questo materiale indesiderato in complementi di arredo piuttosto eccentrici.

Il letame diventa un complemento d’arredo

Il letame è un fertilizzante utile, ma a parte questo non è un materiale così desiderabile. A sentire Sanelisiwe Mafa, studentessa di Product Design alla Birmingham City University, è davvero un peccato, così si è messa al lavoro cercando un modo per trasformarlo in qualcosa di utile.

Il suo prodotto finale è un materiale che può essere modellato e stilizzato in diversi elementi di arredo. E’ completamente biodegradabile e rinnovabile, e ha perso completamente il suo disgustoso odore!

mobili fatti di letame
Photo credit: Sanelisiwe Mafa

“Volevo progettare mobili che mostrassero il letame di mucca come un bellissimo materiale per il design”, ha spiegato Mafa. “Sapevo che la maggior parte dei progetti con materiali organici non sembra molto bella, anche se invia un buon messaggio e non volevo che i miei disegni seguissero lo stesso patter. Volevo progettare qualcosa che la gente avrebbe voluto comprare e avere nelle proprie case “.

Dice che la sua ispirazione è venuta in parte dai metodi di costruzione tradizionali in Africa e altrove nel mondo, in cui il letame viene usato come legante in mattoni di terra.

Mafa voleva trovare un modo per portare l’utilità del materiale nel mondo moderno, quindi ha sviluppato e perfezionato un processo di produzione a partire dal letame. Usando una resina speciale per legare tutto insieme, ha creato un materiale che può essere lavorato in una gamma di forme e dimensioni pur mantenendo i suoi dettagli originali. Lo sterco viene anche pre-trattato per eliminare ogni odore e per essere sterile, e sia esso che la resina sono biodegradabili.

Per mostrare il suo materiale, Mafa ha costruito un prototipo di sgabello e vaso di fiori su supporti di legno. Il compensato stesso può essere riciclato, mentre il letame può essere lasciato a decomporsi in concime una volta che non hai più bisogno della sedia – quindi è un pezzo di arredamento completamente verde.

I mobili per il letame non sono disponibili per l’acquisto, ma Mafa è fiduciosa non si può mai dire che le cose cambino.

L’eccentrica casa di Antonio Banderas che si affaccia su Central Park

Uno stile eccentrico e dal gran carattere quello della casa di Antonio Banderas a New York. Curiosi di dare un’occhiata?

La casa di Antonio Banderas

Conosciamo bene l’attore spagnolo Antonio Banderas, il volto caliente del cinema hollywoodiano, consacrato sul grande schermo dopo essersi calato dietro una maschera nera ed un mantello nel film La maschera di Zorro. E’ forse il film che più ricordiamo dell’attore spagnolo originario di Malaga, ma nel suo arsenale ce ne sono tanti altri degni di nota come La casa degli spiriti, Intervista col vampiro, Philadelphia, C’era una volta in Messico. 

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Casa di Antonio Banderas
Casa di Antonio Banderas (THE CORCORAN GROUP)

Banderas è pronto a lasciare la sua casa di New York dallo stile eccentrico e decisamente poco moderato. La star del Gatto con gli Stivali ha messo sul mercato il lussuoso appartamento, nell’Upper West Side, per una cifra di 8 milioni dollari.

Casa di Antonio Banderas
Casa di Antonio Banderas (THE CORCORAN GROUP)

La sala da pranzo ha una vetrata che si affaccia su Central Park, una posizione tra le più belle della città. Lo stesso vale per il vicino soggiorno con grandi finestre che danno sulla folta vegetazione del parco.  L’appartamento si trova al quarto piano ed è caratterizzato da soffitti alti 11 piedi in tutto, con quattro camere da letto tre delle quali dotate di bagno privato.

Casa di Antonio Banderas
Casa di Antonio Banderas (THE CORCORAN GROUP)

L’appartamento ospitò Banderas e la moglie di allora Melanie Griffith, insieme comprarono la casa per 3,99 milioni di dollari nel 2005. In seguito al divorzio, avvenuto nel 2015, la casa è diventata di proprietà dell’attore ed ora ha deciso di separarsene.

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La cucina è abitabile e comprende mobili personalizzati di grande impatto come il resto della casa del resto.
Luminosa e ariosa la casa non manca di far trasparire la personalità dell’attore con qualche nota di rosso acceso o tonalità più scure e intense. Rimane comunque un gioiellino newyorchese di tutto rispetto, chi sarà il nuovo proprietario?

Pareti di muschio, l’ultima tendenza in fatto di interior design

L’ultima tendenza che sta prendendo piede le pareti di muschio, un’oasi verde all’interno della vostra casa, che può anche aiutare a isolare le pareti.

Un po’ di verde in casa che non richiede manutenzione

Sempre più persone stanno rendendo più ecologiche le loro case, e questa è sicuramente una buona cosa: che si tratti di energia rinnovabile o pareti verdi, non solo può farti risparmiare un sacco di soldi e ridurre la tua impronta di carbonio, ma anche aumentare il fascino della tua casa e renderla più accogliente.

pareti di muschio
Parete di muschio. (http://trendspotinc.com)

Le pareti di muschio in realtà non sono così nuove: più di mille anni fa, i monaci Zen in Giappone avrebbero piantato muschio sulle loro mura e nei loro giardini del tempio per creare una sensazione di tranquillità ed espansività. Per molti di loro, il muschio era un elemento importante che facilitava una comunione con la natura, una rottura dalla realtà quotidiana e facilitava la meditazione. Oggi può avere lo stesso effetto: aiutarti a liberarti dallo stress della vita di tutti i giorni e semplicemente rilassati.

Joe Zazzera e Pat Mahan, due biophillic designer principali sostenitori di questa tendenza, hanno scoperto che il muschio è una soluzione ideale per le persone che vogliono avere un grande spazio verde all’interno della loro casa, ma non vogliono avere il pensiero di dover annaffiare ogni volta. Hanno così pensato di incorporare sempre più muschio al loro design per interni, aggiungendo anche elementi sostenibili, come il legno. Non è necessario annaffiarlo, può semplicemente aspirare l’umidità dall’aria.

Alcune persone optano per la copertura completa del muro, mentre altre preferiscono una piccola area, ma il risultato è simile: un verde bello e calmante che non richiede quasi nessuna manutenzione. Questa soluzione si può rivelare molto vantaggiosa per chi vive nelle affollate e inquinate città. Il muschio può (in una certa misura) purificare l’aria, proprio come qualsiasi altra pianta verde può fare.

Se le condizioni peggiorano, il muschio non appassisce, ma rimane semplicemente inattivo fino a quando le condizioni non vengono ripristinate e possono prosperare di nuovo.

ReGen Villages: villaggi futuristici del tutto autonomi che producono la loro energia e il loro cibo

Lo studio danese EFFEKT nel 2016 ha presentato la sua visione per i villaggi futuristici e verdi. Vediamo cosa sono i ReGen Villages!

ReGen Villages

Denominato ReGen Villages, il progetto immagina una comunità di edifici che producono tutto il proprio cibo ed energia, pur essendo fuori dalla rete e con un impatto ambientale estremamente basso.

Questi villaggi comprendono case con serre annesse, creando uno spazio accogliente in cui le famiglie possono coltivare frutta e verdura, e riciclare i rifiuti. I villaggi produrrebbero la propria energia utilizzando fonti rinnovabili, quindi sarebbero completamente fuori dalla rete e non richiederebbero alcun input esterno. Le case individuali integrerebbero pannelli solari fotovoltaici per generare energia e riscaldare l’acqua. Includono inoltre sistemi di riscaldamento e raffreddamento passivi e ventilazione naturale, riducendo il più possibile il consumo di energia. Sembra quasi troppo bello per essere vero, ma la cosa migliore è che la tecnologia è già qui.

ReGen Villages
ReGen Villages (businessinsider.com)

“Il nostro stile di vita moderno è assolutamente insostenibile e ciò richiede soluzioni più resilienti per il futuro”, ha spiegato il partner di EFFEKT Sinus Lynge. “La tecnologia esiste già, si tratta solo di applicare la scienza nell’architettura della vita quotidiana.”

Il progetto è stato pensato per essere distribuito nei Paesi Bassi,Svezia, Norvegia, Danimarca e Germania, e ci sono anche piani di sviluppo per Emirati Arabi, Cina e Africa.

Ciò che mi rende ancora più simile a questa idea non è solo la tecnologia e l’eco-compatibilità del progetto, ma anche il modo in cui si concentra sulla comunità. Gli abitanti sono incoraggiati a collaborare attraverso il design stesso del villaggio. Anche i residenti diventano parte dell’ecosistema locale, con diverse famiglie che possono assumere ruoli diversi nella comunità. Oltre a favorire un senso di cameratismo, questo riduce la burocrazia.

“ReGen è qualcosa di più che ridurre”, ha detto Lynge. “Si tratta di creare, creare un modello migliore per un futuro sostenibile, in cui gli attuali standard di vita possano essere sostenuti pensando in modo più intelligente, non solo più piccolo”.

Quello che fu il Giardino dell’Eden di Adam Purple a New York, una luce nell’oscurità del degrado urbano

L’artista e attivista americano Adam Purple, divenne celebre a New York per il suo Giardino dell’Eden.

Adam Purple e il Giardino dell’Eden di NY

Nella prima metà degli anni ’70 il degrado urbano della città di New York stava prendendo il sopravvento. Sulla Eldridge Street, dietro David Lloyd Wilkie (poi conosciuto come Adam Purple) venne raso al suolo un edificio, e l’attivista e artista decise con sua moglie di far nascere della vita in mezzo a quel cumulo di macerie e dare ai bambini della Grande Mela un luogo verde in cui giocare per vivere al meglio la loro infanzia.

Giardino dell'Eden
Giardino dell’Eden a New York (kickstarter.com)

Era il 1975 quando Adam Purple, noto per indossare sempre qualcosa di viola, decise di creare un giardino sulla Forsyth Street nel Lower East Side di Manhattan. Ci vollero cinque anni per realizzare il giardino, il processo di sgombero richiese molto tempo perché la coppia usò solo attrezzi manuali, senza l’aiuto di macchinari moderni considerati “antirivoluzionari”. Portò fisicamente mattoni e materiali da costruzione lontano dal sito, e prendeva il letame dalle carrozze trainate da cavalli intorno a Central Park per creare un suolo fertile.

Giardino dell'Eden
Giardino dell’Eden a New York(thisiscolossal.com)

Il giardino era disegnato attorno a cerchi concentrici con al centro un simbolo yin-yang. Collocò il suo giardino attorno a edifici abbandonati e, man mano che gli edifici si affievolivano sempre più, il suo giardino continuava a crescere. Ha lavorato continuamente per sviluppare un giardino concentrico che alla fine sarebbe cresciuto fino a 15.000 piedi quadrati (1400 metri quadrati). Vi era una vasta gamma di prodotti, tra cui mais, cetrioli, pomodori ciliegia, asparagi, lamponi neri, fragole e 45 alberi tra cui otto noci nere. 

Il giardino divenne rapidamente un’attrazione nel quartiere  e in tutta la città. Non solo era un’oasi verde in un deserto di macerie e cemento, ma forniva anche cibo sotto forma di mais, frutti di bosco, pomodori e cetrioli. All’inizio degli anni ’80, divenne piuttosto popolare.

Giardino dell'Eden
Giardino dell’Eden a New York (http://evgrieve.com)

Sfortunatamente, la sua idea non è mai stata realmente presa in considerazione dalle autorità. La comunità chiese che il Giardino dell’Eden venisse protetto, ma non ciò non accadde, il terreno era edificabile e nel gennaio 1986 i bulldozer lo rasero al suolo in pochi minuti.

Un triste finale per un’opera di un uomo che con le sue forze ha voluto creare qualcosa di bello per la comunità, un’area verde in mezzo all’urbanizzazione incalzante.

Cubi di legno per ampliare i palazzi di Parigi, il progetto di Stéphane Malka

Cubi di legno per ampliare i palazzi e per aiutare il sostentamento dei vecchi edifici, migliorando l’efficienza energetica.

Questi cubi di legno sono stati progettati dall’architetto Stéphane Malka come parte del progetto Plug-in City 75 e saranno collegati alla facciata di un edificio parigino dell’era degli anni ’70, riducendo il consumo annuo di energia di circa il 75 %.

Di fronte ad appartamenti cupi, angusti e scarsa efficienza energetica frutto di un modo di costruire ormai passato, i comproprietari di un edificio parigino nel 16 ° arrondissement della città hanno chiesto a Malka di abbellire la loro proprietà. È solo uno dei tanti edifici che affrontano questi problemi a Parigi, ma dal momento che le leggi sulla costruzione della città sono piuttosto restrittive e non consentono che l’edificio sia innalzato per far posto a uno spazio migliore e più efficiente, rimarrebbe solo l’ipotesi di demolirlo e sostituirlo.

Malka ha progettato un tipo di “architettura parassitaria” per risolvere più problemi allo stesso tempo e in maniera meno drastica. Il progetto richiede una serie di cubi di legno bio-sourced da montare sulla struttura – estendendo lo spazio utile orizzontalmente attraverso le aperture all’esterno.

Questa estensione ridurrebbe anche il consumo totale di energia dell’edificio di un fattore quattro, il suo consumo attuale di 190 KW / sq. il contatore diminuirebbe significativamente, a 45KWh / sq. metro.

Questi cubi saranno realizzati con un mix leggero ma resistente di particelle e trucioli di legno che possono essere facilmente trasportati e assemblati in loco dai lavoratori.

Una volta apposti sull’edificio, non solo aumenteranno lo spazio abitativo e permetteranno più luce di entrare nell’edificio, ma consentiranno anche un cortile interno al primo piano. La nuova facciata sarà inoltre drappeggiata con piante pensili, che la renderanno ancora più bella.

Stefano Boeri Architects porta i boschi verticali a Parigi

Stefano Boeri Architects porta i boschi verticali a Parigi con il progetto Forêt Blanche e Balcon sur Paris.

Boschi verticali a Parigi

Stefano Boeri Architects  è  uno studio di architettura famoso in tutto il mondo per la progettazione dei cosiddetti boschi verticali. L’azienda ha vinto il concorso Marne Europe – Villiers sur Marne con un progetto chiamato Forêt Blanche e Balcon sur Paris.

Si tratta del primo bosco verticale francese comporterà un mix eclettico di edifici, tra cui una torre alta 54 metri, costruita principalmente in legno. Un progetto volto alla riforestazione della città con edifici residenziali sostenibili.

Boschi verticali a Parigi
Bosco verticale Parigi (stefanoboeriarchitetti.net)

Complessivamente, duemila alberi, arbusti e altre piante copriranno la facciata in legno degli edifici residenziali, commerciali e degli uffici.

Oltre alla torre, progettata da Boeri, il progetto includerà le opere di Kengo Kuma & Associates (Sora, Le Palais des Congrès), Oxo Architectes (Le Potager De Villiers, Casa d’affari), KOZ Architectes (2 edifici, Archipel), Michael Architettura verde (Peuplier Blanc, Prairie Blanche) e X-Tu (La Ressourcerie, Green Jenga).

Una realtà già presente a Milano dal 2014, ai margini del quartiere Isola, i giardini verticali aggiungono un panorama verdeggiate allo skyline di Milano, che da tempo combatte un notevole inquinamento.

Oltre a Parigi, Stefano Boeri sta crescendo foreste verticali a Utrecht (Paesi Bassi) e Nanjing (Cina). Il sito cinese sarà composto da 100 a 200 torri forestali.

Boeri ha detto al Guardian. ” Ci è stato chiesto di costruire un’intera città. Stiamo lavorando molto seriamente sulla progettazione di tutti i diversi edifici, penso che cominceranno a costruire alla fine di quest’anno e, entro il 2020, potremmo immaginare di avere la prima città della foresta in Cina”.

La villa di Elizabeth Taylor a Beverly Hills dopo vent’anni in cerca di un nuovo proprietario

Dopo più di venti anni arriva sul mercato la villa di Elizabeth Taylor e Michael Wilding a Beverly Hills.

La villa di Elizabeth Taylor in cerca di nuovi inquilini

Per la prima volta dopo ventuno anni la villa di Elizabeth Taylor sulle prestigiose colline di Beverly Hills è in attesa di un nuovo proprietario al costo di 15, 9 milioni di dollari.

Villa di Elizabeth Taylor
Villa di Elizabeth Taylor (JOYCE REY)

Il nuovo futuro inquilino avrà il piacere di acquistare un pezzo della vita della grande attrice hollywoodiana Elizabeth Rosemond Taylor, nota anche come Liz Taylor. La sua singolare bellezza e le sue doti recitative l’hanno resa una delle grandi dive del cinema americano, conquistando l’ambito Oscar per ben due volte, nel 1961 per Venere in visone e nel 1967 per Chi ha paura di Virginia Woolf?. Senza dimenticare l’Oscar Premio umanitario Jean Hersholt nel 1993 per le sue attività di beneficenza, in particolare per la lotta contro l’AIDS.

Villa di Elizabeth Taylor
Elizabeth Taylor (biography.com)

Oltre per le sue opere filantropiche e la sua carriera cinematografica, la Taylor, fece molto parlare di sé per i suoi 8 matrimoni avuti con sette mariti.
Fu il suo secondo marito, Michael Wilding, attore anche lui, a condividere con lei la villa californiana ora in vendita. Le due star vi abitarono negli anni ’50, il loro matrimonio durò dal 1952 al 1957 e portò all’attore gran parte la popolarità negli Stati Uniti.

Villa di Elizabeth Taylor
Villa di Elizabeth Taylor (JOYCE REY)

La casa è stata ridisegnata da Budd Holden, un acclamato designer e architetto autore delle case più belle di Hollywood, come quella di Barbra Streisand e Cher.

Una delle qualità della villa è la vista spettacolare sullo skyline di Los Angeles e sull’oceano, oltre alle sue enormi dimensioni. Ci sono numerose stanze per gli ospiti, con sei camere da letto e sette bagni.

I giardini lussureggianti regalano alla villa un’atmosfera di pace e tranquillità, un’oasi privata da condividere con le persone care o in religiosa solitudine. Che villa sarebbe poi senza piscina? Si affaccia sulla città insieme al centro benessere.

Villa di Elizabeth Taylor
Villa di Elizabeth Taylor (JOYCE REY)

Lo stile è classico e tradizionale, le travi in legno conferiscono agli ambienti un’atmosfera rustica-costiera con caminetti in ogni stanza e palme californiane che si affacciano dalle finestre.

Una villa da sogno come lo è stata la vita di questa incredibile attrice, diva intramontabile del cinema.